Glossario informatico: Hacker
Autore della definizione: maxmula (update)
Letteralmente: dall'Inglese "To hack" ("fare a pezzi")
Un termine che sta significare "un abile programmatore" ma che molti, specialmente i giornalisti usano per indicare "qualcuno che cerca di entrare nei sistemi informatici", confondendolo con il "Cracker".
Un "good hack" è una brillante soluzione ad un problema di programmazione e "hacking" è il verbo (italianizzato in "Hackerare").
In senso più esteso, si può parlare di "hackeraggio" ogniqualvolta si utilizza qualcosa in modo non convenzionale per risolvere un determinato problema, oppure si trova una soluzione "logica" seguendo un procedimento fuori dagli schemi.
Fino al 1958 gli Hacker erano appassionati di... trenini elettrici.
Si occupavano, in particolare, del complesso sistema che gestiva gli scambi ed i segnali sotto il plastico costruito dal club ferromodellistico del Massachussets Institute of Technology (MIT). I fondi scarseggiavano, e l'impianto era realizzato quasi interamente con materiali di ricupero: era molto frequente, quindi, che vecchie apparecchiature in disuso venissero letteralmente fatte a pezzi ("hacked") per estrarne fili, relé ed altro materiale "interessante", attivita', questa, considerata molto stimolante perchè permetteva di "Capire come funzionano le cose".
Fu proprio nel 1958 che al MIT fu consegnato il primo computer: questa nuova macchina che rispondeva in modo "logico" agli input e poteva essere programmata esercitò sugli Hackers un'attrazione quasi magnetica, tanto che in breve tempo molti di essi si trasformarono in programmatori.
A quei tempi (siamo negli anni '60 del XX secolo) l'informatica non era nemmeno considerata una Scienza ed i computer avevano capacita' di calcolo irrisorie rispetto alle macchine odierne: gli "hack" consistevano principalmente nel risolvere, col minor numero possibile di istruzioni, problemi che oggi qualunque studente di linguaggio Assembler alle prime armi supera abbastanza agevolmente, come, ad esempio calcolare il risultato di sottrazioni e divisioni.
Tutto questo, tuttavia, non impedì loro di sviluppare i primi tool informatici (principalmente linguaggi di programmazione e debugger), e di avviare i primi studi sulla cosiddetta "Intelligenza Artificiale" (inizialmente finalizzata al gioco degli scacchi).
Questa "Comunità" seguiva i principi della cosiddetta "Etica Hacker": libertà di accesso alle informazioni ed ai programmi (chiunque ne fosse in grado, aveva il diritto/dovere di migliorarli), nessun fine di lucro nelle proprie azioni (sempre nell'ottica del continuo miglioramento, possibile solo grazie al contributo di tutti), desiderio di capire a fondo il funzionamento delle cose (dal distributore di bibite all'intera rete telefonica), e conseguente avversione per tutto quanto potesse "allontanare dalla perfezione" (porte chiuse a chiave, password e... fumatori).
Inutile dire che il "resto del mondo" li vedeva, quantomeno, come individui pazzi e "piuttosto particolari" (anche se va detto che alcuni lo erano davvero); dei perdenti da emarginare, insomma.
E' stato grazie agli hacker che l'Informatica ha raggiunto alcuni dei suoi più importanti traguardi: gli algoritmi ricorsivi e per l'analisi di reti (passati dal gioco degli scacchi a numerose applicazioni in campo scientifico), i primi videogiochi (chi si ricorda Spacewar?), le prime connessioni tra elaboratori, i primi Personal Computer sono tutti "hack" di questi "genialoidi".
Gli stessi principi su cui si basava la "Filosofia Hacker", erano visti con forte avversione da parte di chi, invece, aveva fatto grossi investimenti nella nuova tecnologia e da essi si aspettava di ricavare lauti guadagni. Furono proprio le grandi Aziende, oltre a qualche hacker "traditore" a portare avanti un'opera quasi di persecuzione: volendo colpire pochi "cracker" che approfittavano delle loro conoscenze al mero fine, ad esempio, di telefonare gratis o di duplicare illegalmente software coperto da diritti d'autore, si finì per generalizzare, portando l'opinione pubblica ad identificare negli hacker la figura di criminali.
Fortunatamente lo "spirito hacker" non si è estinto: oggi sopravvive, nel mondo dell'Informatica, in numerose iniziative di programmi legati al mondo dell'Open-Source e del Freeware, mentre c'è addirittura chi applica i principi dell'Etica Hacker alla vita di tutti i giorni!
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