Primo batterio a vivere interamente in un computer
Un batterio che, nei genitali umani, causa dolore, prurito e bruciore è diventato il primo a vivere interamente all'interno di un software: il brimo batterio artificiale, scrive il New York Times.
La simulazione al computer è il risultato del lavoro di un team di scienziati dell'Università di Stanford al cui timone c'è Markus Covert. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Cell.
Il batterio, il Mycoplasma genitalium (bruttissimo nome), è stato scelto per la sua semplicità: i suoi 525 geni lo rendono il più piccolo batterio al mondo. Si pensi che l'E. Coli, un altro batterio spesso usato in laboratorio contiene 4.288 geni; noi umani ne abbiamo più di 20.000.
Ma anche modellare un organismo semplice come l'M. genitalium non è stato facile. "Adesso, la simulazione di una sola divisione cellulare richiede 10 ore e genera mezzo giga di dati," ha dichiarato Covert.
Anche lo sviluppo del modello non è stato semplice: a Febbraio del 2010 Covert aveva annunciato di sperare di completarlo in pochi mesi e non è andata proprio così.
"La maggior parte degli esperimenti di biologia mirano a capire la funzione di un singolo gene," ha dichiarato Covert, "ma l'approccio non è sufficiente per capire come funzionano i processi biologici più complessi, come il cancro. Il cancro non è un gene, ma il risultato di migliaia di geni."
"Molte delle cose a cui siamo interessati oggigiorno sono più complesse dei organismi mono-cellulari. Sono normalmente il risultato di centinaia, se non migliaia, di geni che interagiscono," ha agginunto Covert.
Questo è forse il primo batterio venereo che gli scienziati vogliono sia distribuito il più possibile. Chiunque può osservare il batterio o scaricare i dati dal sito del progetto.
"Non puoi dire di capire davvero come funzioni una cosa finché non sei in grado di replicarla," ha dichiarato Jayodita Sanghvi, co-autore della ricerca.
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