YouTube dice 'No' alla Casa Bianca, il film blasfemo resta online
La Casa Bianca ha ieri ufficialmente chiesto a YouTube di dare un'occhiata al film anti-Islam (che sostiene che l'Islam sia una menzogna e il profeta Maometto un pedofilo) che ha scatenato proteste in tutto il mondo - e che alcuni credono sia stato la causa dell'attacco contro gli Stati Uniti in Libia. Secondo il New York Times, Google non avrebbe nessuna intenzione di rimuovere il video.
Google ha dichiarato che "Innocence of Muslims" (L'innocenza dei Musulmani) non viola le regole di YouTube contro l'incitamento all'odio, in quanto il video è focalizzato sulla religione e non sulle persone che la praticano. Nonostante Google abbia applicato un blocco temporaneo al video in Egitto e Libia a causa di violazioni in quei paesi, il video resta accessibile al resto del mondo.
Il video di 14 minuti dovrebbe essere il trailer per il film "Innocence of Muslims" scritto e diretto da Sam Bacile, ma si vocifera che il Sam Bacile non esista, come potrebbe non esistere il resto del film stesso. Il video ha infastidito la comunità islamica in quanto un insulto a Maometto. Viene considerato la causa scatenante dell'attacco al consolato statunitense in Libia che ha causato la morte di quattro cittadini americani, incluso l'ambasciatore stesso, e che ha scatenato le proteste in tutto il mondo arabo.
La decisione di Google di non seguire le richieste della Casa Bianca seguono la politica aziendale del 2007 di tenere conto delle leggi, delle usanze e della cultura locale nel decidere se rimuovere un video o meno.
"Un video che potrebbe essere legale in qualunque parte del mondo, potrebbe essere ritenuto inaccettabile in una regione, mentre potrebbe essere considerato proprio in un'altra," ha dichiarato Rachel Whetstone, a capo comunicazioni di Google. "Cerchiamo di tenere conto delle culture e delle necessità locali."
Le regole di Google "incoraggiano la libertà di parola" e "difendono il diritto di chiunque di esprimere punti di vista non popolari." Non permette però "l'incitamento all'odio," pratica che l'azienda definisce come "attacchi che sminuiscono un gruppo di persone in basa alla razza, etnia, religione, disabilità, sesso, età o orientazione sessuale."
L'amministrazione Obama "aveva chiesto a YouTube di visionare il video per capire se viola le regole del sito," ha dichiarato Tommy Vetor, portavoce del Consiglio Nazionale di Sicurezza.
Qui sotto il video incriminato - se non fosse perché è finito nei media recitazione, trama, dialogo e direzione non meriterebbero proprio la vosta attenzione:
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