Perché l'Authority non indaga sui Call Center?
Fra i compiti che la legge affida all'Authority per le Comunicazioni c'è la tutela dei consumatori dei servizi di telefonia fissa e mobile e degli Internet provider sul fronte delle tariffe e della qualità dei servizi erogati.
Per la totalità degli utenti il prevalente, se non unico, canale di comunicazione con il proprio gestore è rappresentato dal Call Center.
Perché l'Authority non avvia un'indagine nazionale, affidandola se non è in grado di svolgerla direttamente, ad una società di consulenza, anche internazionale, di prestigio ed autorevolezza riconosciuti. Potrebbe iniziarla ascoltando le associazioni dei consumatori ed i sindacati del settore con apposite audizioni e poi fissando le finalità dell'indagine. Dovrebbero essere monitorati se i numeri telefonici sono gratuiti o meno, quanto e come vengono portati a conoscenza dell'utenza e quanto sono, effettivamente, conosciuti, il tipo di personale che presta la sua opera, con quale contratto e quale preparazione.
Fonte: Zeusnews
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2 commenti a "Perché l'Authority non indaga sui Call Center?":
io mi chiedo perchè non avviamo un'indagine sulla preparazione degli utenti che chiamano i call center :)))
Beh, caladio ha lanciato una simpatica provocazione, che mi dà spunto per
rispondere a Frengo78.
Sono d'accordo sull'indagine, ma non credo che debba essere condotta da una
grande società ed avere come attori associazioni di consumatori e sindacati,
altrimenti la comunità pagherà un bel po' di soldi per sapere che la colpa al
100% è dei gestori (cosa, tra l'altro, che non condivido pienamente).
Il prezzo della chiamata ai numeri dei Call Center è sempre comunicato (dalle
società di una certa importanza), nei casi in cui non sia gratuito da rete
fissa, peraltro sono casi molto rari. Inoltre la sua diffusione è nell'interesse
stesso della società, per cui se un gestore non riesce a comunicare i propri
mezzi di contatto col Cliente non ci riuscirà neanche dopo una eventuale multa
dell'Authotity.
La mia proposta è invece quella di far monitorare all'Authority la qualità del
servizio offerto dai gestori. Per fare questo non è necessaria alcuna indagine:
i sistemi di smistamento delle telefonate ai Call Center producono una
reportistica simile a quella dei server sui siti web. Una volta trasmessi questi
reports all'Authority, in modo automatico (per non farli contraffare), avremo le
risposte a parecchie domande:
- quanto ci mettono a rispondere?
- rispondono?
- risponde il giusto reparto?
- quante volte deve chiamare un utente per venire a capo di una questione?
Un'indagine integrativa potrebbe farci capire, con un campione di appena 100
casi:
- se la chiamata viene seguita in modo competente
- se il guasto/problema/informazione viene soddisfatto
- quanti operatori diversi dicono cose diverse
Ovviamente si potrebbero studiare ulteriori aspetti del Customer Care, ma le
soluzioni dovrebbero essere meritocratiche:
- allontanare dal contatto col Cliente gli operatori non preparati, e metterli
in “fabbrica” (ad attivare l'ADSL o la CPS per capirci), visto che è più facile
controllarli quando «fanno» piuttosto che quando «dicono».
- aumentare il numero di operatori presso i Call Center che creano code di
chiamate troppo lunghe o comunque un servizio "quantitativamente" troppo
scarso
E' molto complessa la questione relativa al multare l'operatore: chi non si
tiene aggiornato e dice cose sbagliate al Cliente, chi non vuole lavorare e
combina qualche guaio. Fortunatamente le società vengono punite, presto o tardi,
dai Clienti (tranne nel caso dei nostri cari vecchi ancora monopolisti Telecom
Italia e TIM).