Alcuni miti sull'open source secondo Neil Gunton
In un articolo Neil Gunton, uno sviluppatore e consulente indipendente, espone quelli che sono, almeno secondo lui, i dogmi sull'open source e come lui stesso afferma, a qualcuno le sue conclusioni non piaceranno.
L'autore individua 6 miti che si basano su delle fondamentali affermazioni riguardanti il software libero e che sono: "Se non vuoi aiutare a sistemare il problema allora non dovresti lamentarti", "L'open source ti permette di entrare dentro (il codice) e risolvere il problema", "Tutto il software dovrebbe essere gratuito", "Il software open source è sempre meglio di quello chiuso, proprietario", "Togliersi il prurito", "Più scelta è sempre meglio".
Per il primo dice in sostanza che anche se si è uno sviluppatore generalmente non si ha il tempo di calarsi nel codice sorgente e di risolvere i problemi.
"Francamente mi sento di condividere questa affermazione. Ricordo che lavorando con MySQL embedded ed altri prodotti, trovammo diversi bug ed i alcuni casi costruimmo dei test case e addirittura capimmo dove stava il problema senza neppur aver dato uno sguardo al codice. Non ci siamo mai messi comunque a debuggare i sorgenti perché sarebbe stato molto più difficile per noi scovare il bug, di quanto non lo sarebbe stato per l'autore del codice.
Soltanto chi collabora fattivamente allo sviluppo di un software rispiarmia tempo se mette mano ai sorgenti, perché sa bene dove andare a toccare." [NDF]
Per il secondo dice che pochi hanno le capacità tecniche di risolvere un bug, se non è insignificante, per cui quello che quasi sempee succede è che viene informato semplicemente lo sviluppatore del programma del bug da risolvere.
Poi dissente sul terzo punto: "il software open source dovrebbe sempre essere gratis"; non ha niente in contrario sul fatto di condividerlo con un altro sviluppatore a differenza del software proprietario, ma secondo lui in pratica ci deve essere sempre qualcun che paga a monte, se non altro tramite donazioni da fonti esterne, per cui il solo modo in cui vede che si possa ricevere un salario è quello di lavorare per una grande società. Infine a riguardo dice che una cultura che ragiona sul fatto che tutto deve essere gratis (software, musica, video), nega il diritto del creatore dell'opera di guadagnare da essa, e che ci deve essere una via di mezzo tra il voler tutto gratis, e le drastiche misure draconiane anti violazione di copyright, messe in atto dalla RIIA, MPAA e altre società simili.
A dire il vero il fatto che il software open source o libero deve essere gratis deriva da un'ignoranza o interpretazione di comodo del termine "free", che purtroppo in inglese significa sia libero che gratuito, ma che in questo contesto, quello della licenza GPL, e secondo le intenzioni originali, riguarda la libertà di avere il codice sorgente di un programma, il poterlo modificare e crearne dei derivati ed il poter fixare dei bug, per cui il fatto che il software sia gratuito o a pagamento è una cosa secondaria.
L'asserzione che il software libero è sempre migliore di quello proprietario, non trova Neil d'accordo. Egli dice che nel caso di Apache per esempio questo è verissimo, ma per esempio Linux non ha ancora una GUI dello stesso livello di Windows, pur avvicinandosi.
Per quanto riguarda la diffusa affermazione che si sviluppa software open source "per togliersi il prurito", dice in sostanza che questo riguarda il software lato server e quello orientato agli sviluppatori (per esempio i compilatori), mentre l'utente finale si trova meglio con Windows, e poi per esempio programmi come Gimp, clone di Photoshop, non sono molto usati.
Per l'ultimo punto dice poi che se da una parte una vasta scelta di software open source dello stesso tipo è positiva, dall'altra l'utente medio finisce per installare qualunque porcheria ed intasa il disco fisso.
Neil sostiene che anche il software open source abbia le sue trappole e non che esso non rappresenti una risposta a tutti i problemi.
Articolo
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