ACTA, così segreto che non se ne può parlare
Le riunioni dell'ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement), il gruppo costituito due anni fa per combattere la pirateria e la contraffazione a livello globale, sono talmente segrete che i membri non possono parlare a nessuno dei procedimenti (a me ricorda tanto "Prima regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club").
Neanche ai membri del parlamento Europeo, invitati ad assistere all'ultima seduta a Lucerna, è stato permesso di parlarne ai propri elettori. Soffermiamoci un attimo a riflettere su quest'ultimo punto: noi eleggiamo politici che ci possono rappresentare, ma a cui viene vietato di informarci su cosa sta succedendo. Per fortuna ci sono le talpe che continuano a dirci che cosa sta succendendo. Perché senza di loro e senza la pressione dell'opinione pubblica, si sarebbero rifiutati di farci sapere anche che esistevano e ci saremmo ritrovati una legge alla Francese dove alle persone sospettate per tre volte di pirateria sarebbe stato vietato l'accesso a Internet.
A confortarci resta il fatto che mentre tutti i parlamentari europei hanno assistito alla seduta senza informarci di nulla (evviva la democrazia), Christian Engström, mempro del Partito dei Pirati Svedese, si è invece rifiutato di parteciparevi proprio per il bavaglio imposto. Ma proprio l'unico pirata doveva essere l'unico onesto?
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