Apple e jailbreak: relazione di odio e amore!
iOS che fai, jailbreak che trovi: questa settimana si è fatto un gran parlare della sesta versione del sistema operativo mobile di Apple e i pirati informatici sono già all’opera per sbloccarlo. Come reagirà l'azienda di Cupertino questa volta?
Rapporto tormentato - Come ogni coppia che si rispetti, la storia tra Apple e il jailbreak ha vissuto alterne vicende nel corso degli anni. Prima è stata intentata una causa che ha sancito l’illegalità della procedura - almeno negli Stati Uniti - ma è arrivato subito il contrordine, che ha creato uno scomodo precedente, poi la parola incriminata è stata messa al bando dall’intera piattaforma iOS - App Store compreso - e alla fine è stata riammessa, non senza qualche mugugno da parte dei dirigenti californiani.
Jailbreak = pirateria - È evidente che agli occhi di Apple la parola jailbreak fa rima con pirateria e, soprattutto, minaccia una delle principali fonti di guadagno dell’azienda: le app in vendita sull’App Store contribuiscono, infatti, a rimpinguare i conti di Tim Cook e soci. Sotto questo punto di vista, una procedura che introduce repository di contenuti non controllati e non controllabili rappresenta un serio pericolo e va bloccata a tutti i costi.
Che bel hack! - L’esperienza ha, però, insegnato alla casa della mela morsicata che non tutto il male viene per nuocere. Prendi, per esempio, il centro notifiche, introdotto con iOS 5: probabilmente non sarebbe mai arrivato se prima non avesse riscosso il successo che ha avuto su Cydia, sotto forma di hack. Pensa che chi l’ha sviluppato per primo - tale Peter Hajas - è stato poi assunto nella sede di Cupertino, per poterne sfruttare al meglio il talento...
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