Gli artisti statunitensi divisi sul file sharing
Sia i dilettanti sia coloro che hanno fatto della musica la propria professione sono concordi nel sostenere l'utilità di Internet nella diffusione della creatività. Diverse le posizioni sul file sharing, ma senza particolari allarmismi.
Sono numerose le sfumature nel giudizio che gli artisti americani interpellati da Pew Internet & american life project danno della fruizione e della diffusione di musica in Rete.
Generalmente concordi sull'utilità del Web a fini conoscitivi e promozionali, sono altresì piuttosto compatti nel sostenere la necessità di un'applicazione rigorosa delle norme sul diritto di copia. Di nuovo, però, sono tutto sommato in pochi a credere che la selvaggia popolarità del peer to peer abbia seriamente danneggiato l'industria discografica o la produzione artistica in genere. Anzi, c'è una buona quantità di creativi disposta ad ammettere che l'epoca degli Mp3 abbia schiuso opportunità di guadagno inedite in precedenza.
Secondo Pew esistono negli Stati Uniti circa 32 milioni di sedicenti "artisti", 10 milioni dei quali possono considerarsi "professionisti": ricevono cioè un qualche genere di ricompensa per le loro performance. Nel quadro di entrambe le categorie l'affermazione di Internet è massiccia.
Ne fa uso il 77% degli artisti a tempo perso e l'83% dei salariati, contro la media del 63% dell'intera popolazione adulta. Per dilettanti e non - 52% i primi, 59 i secondi - il Net è fonte di informazione e di ispirazione, oltre che (30 e 45%) un ottimo mezzo per garantire popolarità ai propri lavori.
E se il 23% dei disinteressati pensa che le nuove tecnologie rappresentino uno stimolo alla creatività (41% dei mestieranti), è soltanto una forbice da 3-6 punti percentuali a ritenere che il Web abbia avuto effetti deleteri sulla capacità di proteggere la proprietà intellettuale.
In questo modo, ha commentato la specialista della ricerca Mary Madden, quella che parte dell'industria discografica ha cercato di descrivere come un'apocalisse virtuale, è percepita dalla stragrande maggioranza degli addetti ai lavori come un nuovo rinascimento.
Partendo da un campione di indagine di 809 artisti e con un margine di errore di 4 punti percentuali, Pew Internet & american life project ha scoperto che la comunità dei musicisti è spaccata in materia di condivisione dei file: il 47% crede che in effetti lo swapping sottragga incassi a chi produce e sia pertanto da condannare. Un sostanzioso 43% antepone però la popolarità al profitto ed è tollerante verso il P2p, che dà accesso a un'audience più vasta.
La frattura rimane anche scendendo nel dettaglio: il 52% dei creativi (55 per i professionisti) è convinto che la diffusione di copie non autorizzate dovrebbe essere perseguita legalmente, mentre solo il 37 e il 35% ne ritiene possibile la legalizzazione.
E mentre il 64% degli artisti e il 67% dei professionisti è convinto che ai possessori di copyright spetti un controllo pressoché totale sulle opere, solo il 28-30% considera il file sharing alla stregua di una "grave minaccia". Altro che caccia alle streghe.
di Roberto Carminati - MyTech
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