Australia: Google multato per le bugie di un sito
I risultati delle ricerche di Google possono essere considerati "contenuti" che l'azienda "pubblica" e per cui dev'essere ritenuta responsabile? Secondo almeno una corte australiana, sì. E se la decisione dovesse reggere in appello, le conseguenze sarebbero enormi.
Come prima cosa, Google dovrebbe pagare una multa da $200.000 al promotore musicale Milorad Trkulja, la parte lesa in questo caso. Trkulja citò Google nel 2009 dopo che l'azienda rifiutò di rimuovere alcuni link a siti che asserivano, erroneamente, che il promoter era legato al crimine organizzato di Melbourne.
La posizione di Google, che ha una sua logica dal punto di vista tecnologico, e che è stata approvata da altre corti in giro per il mondo, è che Google non è un editore. Il suo algoritmo punta ai link più probabili: non c'è nessun umano coinvolto nella presentazione dei risultati. Un esempio pratico della posizione di Google è il video "Innocence of Muslims".
"I siti nei risultati delle ricerche di Google sono controllati dai rispettivi webmaster, non da Google," ha dichiarato un portavoce di Google dopo il verdetto. Che è esattamente ciò che Google disse a Trkulja nel 2009: parla con i responsabili dei siti per rimuovere i contenuti - strada che Trkulja ha seguito vincendo una causa di simili dimensioni contro Yahoo che ospitava uno dei siti.
La giuria della Corte Suprema di Vittoria è stata d'accordo con Google fino a un certo punto. L'azienda non era responsabile dei risultati finché Trkulja non le chiese di rimuoverli. Siccome Google si rifiutò, adesso deve pagare $200.000 di danni.
Neanche a dirlo, Google si sta appellando alla decisione. Il verdetto, se immutato dalla Corte d'Appello, non renderebbe Google responsabile per tutto il web, come hanno asserito alcune persone, ma potrebbe costringerlo a rimuovere qualunque sito come richiesto dai cittadini australiani.
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