La conciliazione nell'e-commerce: quando è realmente utile?
Capita spesso tra chi acquista e vende on line di imbattersi in compravendite dall'esito non proprio felice, transazioni in cui spesso una delle parti non vede adempiere l'altro soggetto come da aspettative e di fronte alle quali l'interessato si trova necessariamente a valutare le possibili vie da percorrere per far valere i propri diritti e tutelare i propri interessi.
In tali circostanze il ricorso alla tutela giurisdizionale può apparire la soluzione più ovvia, ma non è di certo la più incoraggiante: tra lungaggini e spese processuali, come è noto, il consumatore che lamenta un'inadempienza contrattuale da parte del venditore per un oggetto di valore non proprio elevato (ad es. 50, 60 o 70 euro) si guarda bene dal ricorrere alla giustizia ordinaria e preferisce ricorrere a meccanismi “alternativi” (si pensi ad es. ai Programmi di Protezione Acquirenti previsti da PayPal per taluni acquisti) o a percorrere altre vie che possano limitare il più possibile il pregiudizio economico patito a causa del venditore.
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