Cyber-guerra, l'Italia non è pronta
ll nostro Paese non sarebbe pronto a gestire un attacco cibernetico serio: questo il resoconto della conferenza Infoware.
Qualche giorno fa si è tenuta la terza Conferenza Annuale sull'Information Warfare, meglio conosciuta come Infoware. Il tema portante era Armi cibernetiche e processo decisionale, a sottolineare quello che è un po' l'andazzo del momento nel campo della sicurezza informatica mondiale: la cyber-war. Vale a dire, quell'insieme di software e tecniche per attaccare i sistemi critici di un paese, sfruttando unicamente le reti informatiche e un tocco di caro e vecchio social engineering. Sebbene la sala adibita all'evento, ossia l'aula magna dell'Università La Sapienza, trasudasse storia e polvere, questo è un tema attuale e quanto mai proiettato verso il futuro. Il pubblico eterogeneo, un mix tra alte figure dell'esercito, consulenti per la sicurezza e docenti; dopo l'apertura dei lavori, tenuta da Paolo Iezzi, Ceo di Maglan Europe (che ha ideato l'evento), si è immersa nelle tre sessioni previste.
La sfida delle cyber-weapons al processo decisionale: verso una strategia di sicurezza cibernetica nazionale, Le armi cibernetiche difensive e offensive e la loto futura evoluzione e Le armi cibernetiche nella Business Intelligence offensiva. La carne al fuoco era molta, ma si è riusciti a seguire un filo conduttore che partiva illustrando le caratteristiche tipiche di una campagna di cyber-war, la sua analisi e, infine, i possibili metodi di prevenzione e difesa. Con numerose connessioni col Web che utilizziamo ogni giorno...
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