Indymedia, il buio dopo la diffamazione
Le sezioni Piemonte e Toscana del network d'informazione indipendente sono state sequestrate dal gip di Milano. Nel mirino, quattro articoli denunciati come diffamatori da una misteriosa multinazionale.
L'ordine di sequestro preventivo è stato trasmesso ai principali provider italiani dal gip di Milano, per chiudere tutti gli accessi ad alcune sezioni locali del network d'informazione indipendente Indymedia. Le pagine online dedicate alle regioni Piemonte e Toscana sono all'improvviso sparite dal web tricolore, anche se la prima risulta attualmente accessibile dalle postazioni della redazione di Punto Informatico.
Stando ad un intervento firmato dall'avvocato Fulvio Sarzana sul sito de Il Fatto Quotidiano, la ragione dell'ordine d'inibizione risiede nella pubblicazione di quattro articoli ritenuti diffamatori da una non meglio specificata multinazionale. La stessa società aveva deciso per la querela contro i responsabili di Indymedia, appunto dopo la pubblicazione da parte di un utente anonimo.
Stando al contenuto dei pezzi pubblicati da Indymedia Toscana e Piemonte, i vertici della suddetta multinazionale avrebbero intrecciato discutibili relazioni con "soggetti di diretta o indiretta caratura mafiosa", da cui il titolo mafioso è bello...
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Un commento a "Indymedia, il buio dopo la diffamazione":
La misteriosa multinazionale che intreccia affari con società legate alla mafia
russa non è affatto misteriosa. Si chiama Coeclerici Spa, azienda di shipping
(fornisce il carbone alle centrali Enel) e qualche anno fa è stata oggetto di
una condanna per tangenti elargite a dirigenti dell'ENEL.
Oscurato un sito di informazione? Può essere che qualcosa desse fastidio?
Indymedia al buio ... è la riprova che siamo in uno stato democratico dove si
pratica la sana censura.