Un manifesto hacker
Un saggio stimolante di teoria politica: gli hacker come classe dei lavoratori immateriali che lottano contro i padroni dell'industria della produzione culturale.
Wark McKenzie è un sociologo americano, docente di "Cultural and Media Studies" al Lang College della New School University, e ha scritto un saggio, appena uscito in Italia, per i tipi di Feltrinelli, che farà discutere molto: "Un Manifesto Hacker. Lavoratori immateriali di tutto il mondo unitevi!"
Il testo, già nel titolo, riecheggia i famoso "Manifesto del Partito Comunista" di Marx e Engels; peccato che sia ancora di più difficile lettura, spesso oscuro e criptico.
Il messaggio, però, in sintesi è abbastanza chiaro: la classe subordinata della società contemporanea è quella dei lavoratori immateriali, gli "hacker" come li definisce McKenzie, dove per hacker si intende in senso lato, non un pirata informatico, un esperto di computer o uno smanettone super: al contrario, secondo il "Jargon File", il dizionario specialistico dell'hacking, curato da Eric Raymond, è: "Una persona che trae piacere dalla sfida intellettuale di scavalcare o aggirare creativamente dei limiti". L'hacker è quindi il protagonista dell'innovazione per le sue capacità di astrazione, invenzione e sintesi.
Titolo: Un Manifesto Hacker
Sottotitolo: Lavoratori immateriali di tutto il mondo unitevi!
Autore: Wark McKenzie
Editore: Feltrinelli
Prezzo: 11 Euro
continua news tratta da zeusnews.it
Un commento a "Un manifesto hacker":
Web di lotta e di rivolta
L'era digitale crea un nuovo conflitto di classe. Molto
simile a quello del '900. Ma ora la rivoluzione si fa con un clic. Colloquio con
Mckenzie Wark.
C'erano una volta capitalisti e operai, protagonisti del conflitto di classe.
Oggi, nell'era digitale, l'asse della lotta si è spostato tra i "lavoratori
cognitivi" e i "vettorialisti", ovvero coloro che producono informazioni nel
mondo dei nuovi media contro coloro che detengono il monopolio dei mezzi di
produzione delle informazioni.
L'australiano McKenzie Wark, 43 anni, studioso dei media e docente alla New
School University di New York, analizza i termini del nuovo conflitto sociale in
"Un manifesto hacker" (Feltrinelli, pp. 184, 11 euro, in libreria dal 28
aprile), unendo alla rilettura di Marx il pensiero libertario che ha
accompagnato lo sviluppo di Internet. Wark per definire i lavori cognitivi parla
di "classe hacker", intendendo però qualcosa di profondamente diverso dai
"pirati informatici" con cui vengono spesso identificati gli hacker.
Professor Wark, chi è per lei un hacker?
«Chiunque produca nuove informazioni è un hacker. Non importa che si occupi di
musica o chimica, di romanzi o di programmi per computer: tutti questi sono modi
di "performare un hack"».
continua news tratta da espressonline.it di Francesca Gantes