Il "Mi piace" su Facebook è come un mini orgasmo
Uno studio rivela che la dipendeza data dal ricevere un "Mi piace" è comparabile ad un piccolo attimo di pure piacere.
Lo rivela uno studio condotto dall'Università della North Carolina, negli Stati Uniti d'America. Secondo la ricerca - e lasciatemelo dire ci credo avendo conosciuto persone di questo tipo - alcuni utenti del social Facebook passerebbero il loro tempo a postare per la gioia - e goduria - di ricevere un like, il "mi piace".
Armando Stano, segretario generale Accademia internazionale Stefano Benemeglio delle discipline analogiche - Aida: "ogni volta che riceviamo un 'Mi Piace', infatti, il nostro organismo rilascia una piccola scarica di dopamina, il neurotrasmettitore che viene coinvolto nei fenomeni di dipendenza". Dipendenza quindi, una parola molto usare nell'ambito della Rete negli ultimi anni: in Italia siamo maestri in questo basti pensare ai numeri. 24 milioni di utenti registrati con l'86% di navigatori di cui il 22% adolescenti attaccati dal pc e ben il 53% dal telefonino, ore e ore ogni giorno
"Dal 2008, anno in cui Facebook è sbarcato in Italia, è aumentato dell'8% il numero di persone che si rivolge a noi per risolvere il problema da dipendenza dei social network", continua Stano. "L'utente medio ha tra i 30 e i 45 anni, spesso a rivolgersi a noi sono madri preoccupate per i loro figli che trascorrono sempre più tempo in rete. Del resto i dati parlano chiaro, e quando chiediamo qual è la motivazione principale che spinge l'individuo a reiterare il suo comportamento, il 5% dichiara di navigare su Facebook per dimenticare i suoi problemi personali, il 3% trova nel social network un profondo senso di appagamento dovuto dal consenso sociale generato dal 'Mi Piace', per questo i soggetti che hanno più successo su Facebook sono quelli che rischiano di più la dipendenza. L'addiction disorder, la dipendenza da Internet e, in particolare, da Facebook porta l'individuo fuori dalla realtà, in un vortice di ostentazione del sé, di sovraesposizione della propria identità che però è totalmente costruita, fittizia. Il 2% delle persone che si rivolgono a noi dichiara di provare invidia per le foto sorridenti e felici dei propri amici, ciò li spinge a postare immagini di sé in compagnia di persone o comunque in situazioni piacevoli, per dimostrare di non essere da meno. Spesso tale dipendenza nasconde dei disagi più profondi, l'obiettivo delle discipline analogiche sta nell'aiutare chi soffre a ricollegarsi con il proprio inconscio, aiutare a gestire le proprie emozioni attraverso il linguaggio dell'inconscio, un prezioso strumento di orientamento agendo sulle cause e non sul sintomo, riequilibrando così la sfera emotiva".
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