Open source, la perdita finanziaria è assicurata
Da Yankee Group un ammonimento: GNU-Linux e Open Source vi potrebbero far perdere un sacco di soldi, perché non hanno la garanzia sulle liti per proprietà intellettuale.
Linux e software open source guadagnano terreno, e questo da qualcuno è percepito come una minaccia. Per questo si stanno scatenando ricerche commissionate (indovinate da chi) a società indipendenti, oppure rapporti che fanno le più imbarazzanti allusioni sulle amicizie del pinguino con la pirateria.
Ora è la volta di Yankee Group, che si autodefinisce "leader mondiale nel settore della ricerca e consulenza su telecomunicazioni e reti". Questi signori consigliano alle grandi aziende di far riesaminare da un legale le condizioni contrattuali relative alle licenze sul software in uso presso di loro, per verificare se hanno adeguata garanzia di risarcimento. In assenza di garanzia, l'azienda può essere obiettivo di una causa riguardante la proprietà intellettuale, che dovrà affrontare di tasca propria.
Risarcimento da cosa? Per quale motivo, sul software, ci dovrebbe essere una garanzia di risarcimento milionaria? Il riferimento a SCO (la software house che ha intentato causa a DaimlerChrysler e IBM) è chiaro ed è insinuato come una minaccia.
"Le aziende che acquistano software devono stare attente" sostiene l'analista senior Laura Didio, "Chi si rivolge a Linux ed open source, perchè attratto dalla possibilità di modificare il sorgente, non sarà risarcito dai suo partner IT nel caso di una causa intentata da terzi riguardante la proprietà intellettuale e la violazione di copyright, di brevetti o furto di segreti industriali."
"È vero, il rischio di essere coinvolti in simili cause è molto basso, ma nel caso di una grande azienda, la cosa potrebbe costare molto in termini di tempo, denaro e risorse per battaglie legali. Oltre ai costi monetari, una corporation rischia anche la propria reputazione, che potrebbe scoraggiare l'acquisizione di eventuali nuovi clienti".
Quali sono le istruzioni della signora Didio, dunque? Ma è semplice: comprare software proprietario. "Software libero o open source, software in beta test, software eccessivamente scontato o prodotto da aziende no-profit, non consentono al produttore ricavi sufficienti a coprire il costo della garanzia per i suoi clienti. Il software open è venduto spesso senza assunzione di responsabilità. E quando c'è, è limitata: alcuni contratti, come l'offerta enterprise SUSE-Linux di Novell, fissano un tetto di responsabilità a 1,5 milioni di dollari per ogni cliente".
"Per contro Microsoft" (guarda un po') "troppo spesso criticata per il costo relativamente alto delle licenze, fornisce alcune tra le più specifiche e sicure coperture nel mondo dell'industria. Questo vantaggio fa spesso pendere l'equazione del total cost of ownership (TCO), in favore di Microsoft."
Per fortuna il consiglio sembra limitato ai soli grandi utilizzatori privati, i più sensibili alla politica di marketing denominata FUD. Per chi non frequenta le riunioni commerciali a Redmond, si tratta dell'acronimo di Fear, Uncertainty e Doubt, ovvero Paura, Incertezza e Dubbio, e consiste nel minacciare disastri e sciagure a chi è intenzionato a rivolgersi alla concorrenza.
Se fossimo in un film di gangster italo-americani si potrebbe parlare di avvertimento trasversale. Ma questa è la realtà. Di fronte a queste iniziative così scomposte, grette e prive di stile, possiamo solo supporre che GNU-Linux, free software e open source inizino veramente a fare paura.
Tratto da Zeusnews.it
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