Processo a The Pirate Bay
È cominciato ieri, 16 Febbraio 2009, quello che può essere definito il processo del secolo per quanto riguarda il file sharing e la protezione dei diritti d'autore.
Da una parte c'è l'International Federation of Phonographic Industry (IFPI) che rappresenta case discografiche come Warner Bros, MGM, EMI, Colombia Pictures, 20th Century Fox, Sony BMG e Universal. Dall'altra i fondatori di The Pirate Bay: Gottfrid Svartholm Warg (aka Anakata), Peter Sunde Kolmisoppi (aka Brokep) e Fredrik Neij (TiAMO).
Se i proprietari del sito saranno giudicati colpevoli dovranno scontare due anni di prigione e pagare una multa di $150,000 con il rischio di aggiungere ulteriori $14,3 milioni se l'IFPI vince su tutti i fronti.
The Pirate Bay è il più grande sito al mondo di tracker BitTorrent - 102° tra i siti più visitati secondo Alexa - pur non ospitando materiale illegale ma indirizzando semplicemente l'utente laddove è invece possibile trovarlo.
Dalle prime notizie relative al processo in corso sappiamo che i tre fondatori si sono dichiarati non colpevoli; l'accusa ha descritto il funzionamento di The Pirate Bay e nel contempo Rick Falkvinge - membro del Partito Pirata - non ha potuto fare a meno che collegarsi al sito tanto contestato.
Håkan Roswall, esperto in crimini informatici dell'accusa, ha cercato più volte di avviare il suo PC, ma ha dovuto rinunciarci dopo che il giudice gli ha intimato di procedere.
L'udienza si è aggiornata alle 16.00.
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Un commento a "Processo a The Pirate Bay":
Caccia alle streghe
Il processo contro The Pirate Bay, cominciato il 16 febbraio
a Stoccolma, é uno delle controversie più importanti di questi tempi. I
nostri
avversari vogliono in sostanza chiudere internet e rimodellarlo in qualcosa
di
simile a un distributore automatico di svaghi a pagamento. Durante il
processo
l'accusa ha preso a braccetto una cricca di rappresentanti di
un'industria
ormai fiacca, e ha messo in scena un grossolano teatrino per convincere
l'aula
del dramma: The Pirate Bay é a tutti gli effetti una minaccia per la società.
Ma quello che distingue questo processo dai precedenti é che
tutto ciò che contiene e lo circonda girerà e rigirerà rapidamente in diversi
canali
di comunicazione; sarà discusso, interpretato, duplicato e criticato. Ogni
incrinatura della loro requisitoria sarà trapassata dallo sguardo di migliaia
e
migliaia di utenti in tutti i mezzi d'informazione che copriranno il
processo.
I soliti clichés della lobby "anti-pirateria" non saranno più
tollerati. Non si può essere ancora capaci di affermare che "non si può
competere col gratuito" o che "condividere file é rubare"
senza
coprirsi di ridicolo.
Stiamo creando numerosi spazi in cui saranno affrontati
differenti argomenti, ad esempio in canali locali come spectrial.bloggy.se,
dove l'ambiente fisico che circonda il tribunale sarà discusso con
domande
pratiche tipo "qual'é il caffé più vicino dove possiamo
connetterci?"
o "come potremmo ottenere una presa elettrica sugli autobus?". Ma
anche in reti internazionali come Twitter, dove in questo momento torrenti di
informazioni venengono tradotti e diffusi in quindici differenti lingue da
semplici utenti internet. Altri volontari si stanno arruolando per fare da
guide turistiche nei dintorni dell'aula, con pullman e diretta audio.
Molte
persone stanno volando da paesi lontani per assistere al processo e filmare
la
Svezia che hanno sotto gli occhi.
Qua ogni partecipante é potenzialmente un protagonista della
caccia alle streghe. I nostri canali creano un meltingpot di denuncia e di
impegno.
La nostra forma di comunicazione intorno a questa
messinscena non mira in nessun modo ad una catena di eventi esterni. Anzi,
questo processo é il fulcro attorno al quale tutto il nuovo network di utenti
é
chiamato in causa. Non é nemmeno uno scontro tra i vecchi media contro quelli
digitali ed interattivi. I nostri media sociali includono riviste cartacee
d'informazione alternativa, e un vecchio pulmino di 32 anni, che ci mettono
in
contatto fisico con le altre persone.
Questa non é una questione di protocollo né di tecnologia.
Si tratta di formare nuove comunità alle quali tutti sono invitati e dove
chiunque può trovare il suo ruolo, costruirsi i suoi spazi e mostrare di cosa
é
capace.
Il nostro futuro ce lo costruiamo noi, che al dialogo
vogliamo partecipare. Il nostro futuro ce lo costruiamo noi, che
l'informazione
la vogliamo associare alla fruizione personale. Rifiutare il dibattito e
continuare ad accusare i consumatori é gia da tempo un vicolo cieco. E
processare mettendo fuorilegge certe forme di dialogo é assolutamente
vergognoso.
La divulgazione di questo processo non é unica nel suo
genere. Territori sempre più vasti assistono alla generazione di confronti di
nuove
posizioni sulla cultura e sull'economia di questa cultura.
Un'imponente ricerca
collettiva ha oramai spiegato le sue vele. Ogni percorso differisce
dall'altro,
ma tutti hanno qualcosa in comune: l'interesse dell'industria che lo
Stato
rappresenta non accetterà mai di partecipare a questo dialogo. Questo é il
motivo per cui non avrà mai parte nella costruzione del futuro.
The Bureau for Piracy and The Pirate Bay
(questo articolo é stato tradotto da collaboratori
orgogliosi di The Pirate Bay. Per maggiori informazioni:
http://trial.thepiratebay.org)