Revenge Porn, la guerra continua
Dopo il no di Google ne arrivano anche altri.
La porno vendetta non piace al colosso di Mountain View ma nemmeno a Facebook e Twitter che hanno comunicato ufficialmente di volersi adoperare per bloccare il fenomeno in preoccupante crescita. I due social proibiranno agli utenti di pubblicare foto di nudo senza il consenso della persona nella foto pena il blocco dell'immagine stessa e la chiusura dell'account.
Il fenomeno, come già spiegato nell'articolo di domenica, è in forte crescita soprattutto negli Stati Uniti dove le vittime di tali scempi vivono un vero e proprio dramma nell'apprendere di essere comparsi online come mamma gli ha fatti o, come spesso accade, nudi in posizioni erotiche. Per queste vittime sono nati dei gruppi di supporto composti il più delle volte da vittime 'guarite' e da un team di psicologi e legali: coloro che hanno superato l'avvenimento aiutano i neofiti che non riescono a capacitarsi dell'accaduto. Spicca tra tutti il gruppo End Revenge Porn che si sta battendo per far si che tale 'pratica' diventi reato a tutti gli effetti.
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