Rifiuti hi-tech,business del secolo
Come smaltire l'E-waste.
Ogni epoca ha la sua... immondizia. E i problemi collegati al suo smaltimento. Mentre sulle nostre teste continua ad orbitare la cosiddetta "spazzatura spaziale", retaggio dell'assalto alla conquista della luna, intorno a noi si accumulano montagne di rifiuti tecnologici. Cellulari, palmari, computer fuori moda o fuori uso, di cui non sappiamo come sbarazzarci. A ciò si aggiunge che la cosiddetta E-waste è pericolosa per la salute nostra e dell'ambiente.
Così, giorno dopo giorno, la spazzatura elettronica diventa un'emergenza. Sono milioni i pc e i telefonini a finire in un cassetto o in un cassonetto, prima di concludere la loro esistenza in una discarica all'aria aperta. Ma non tutti conoscono ancora la pericolosità di queste autentiche "mine vaganti": le batterie, infatti, contengono agenti chimici come cadmio, mercurio, piombo e bario, molto più noti all'interno di centrali nucleari che tra le mura domestiche.
La società di ricerca Yankee Group ha stimato che alla fine del 2004 saranno 100 milioni i cellulari a finire fuori servizio negli Stati Uniti e 150 milioni in Europa: il 70% di questi sarà conservato dal proprio possessore, mentre solo 5 milioni verranno riciclati o smaltiti in apposite strutture destinate ad eliminare i loro effetti nocivi.
Anche perchè lo smaltimento dei rifiuti tecnologici, come scrive il Wall Street Journal, pur se rappresenta "il business del futuro prossimo", è una attività ancora poco sfruttata.
A dominare la scena internazionale, strappando contratti con le principali case elettroniche al mondo come Hp, Nokia, Intel, è una società di Singapore, la Citiraya Industries, fondata da Ng teck Lee, ex autista per un'azienda di smaltimento della plastica, capace di controllare il 70% di un mercato in fortissima crescita.
E i numeri sono quantomai spaventosi: solo in America, ogni anno, vengono mandati in pensione due milioni di tonnellate di materiale elettronico: appena il 13% viene riciclato, il 27% finisce in una discarica all'aperto, il 46% messo in un cassetto prima di essere gettato e il 13% rivenduto sui siti di aste online come eBay.
Nonostante molte aziende, come Dell e Hp, si siano dichiarate favorevoli al riutilizzo di computer e macchinari hi-tech usati, e case del calibro di Intel, Microsoft e Cisco Systems abbiano avviato progetti per la cessione dei loro scarti a enti non- profit o scuole (i cambi di macchinari, in media, vengono fatti ogni tre anni), riciclare pc e simili appare ancora una pratica poco diffusa.
Anche a causa dei costi: per regalare le proprie macchine l'azienda spende circa 126 dollari a pezzo, tra spese per il trasporto e revisioni.
News tratta da Tgcom.it
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