Se il capo impone il tag
Se il capo impone il tag
Può un chip grande come un chicco di riso infiammare una polemica che ormai dura da diversi mesi in uno dei paesi più hi-tech della Terra? Certo che può. È ciò che sta avvenendo negli Stati Uniti dopo che due dipendenti della CityWatcher.com, impresa per la fornitura di sistemi di sorveglianza, hanno acconsentito, su richiesta dell'azienda, a farsi impiantare negli avambracci un minuscolo microchip munito di tag Rfid.
Il minuscolo dispositivo consente l'accesso ai caveau dove la società custodisce i suoi documenti riservati. Per fare scattare la serratura, basta passare il braccio taggato sotto un lettore disposto all'entrata della stanza blindata, e il gioco è fatto. “E' solo un modo per garantire più sicurezza, una tecnica avanzata al pari della scansione della retina o delle impronte digitali”, minimizza CityWatcher.com. Buona parte dell'opinione pubblica americana, però, non sembra esserne troppo convinta.
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