Open Source: una battaglia sul terreno sbagliato?
Secondo il vicepresidente di Gartner Research l’open source deve competere con Microsoft nel campo delle applicazioni e non in quello dei sistemi operativi.
Sta suscitando un gran numero di polemiche la recente dichiarazione shock di Andrea Di Maio, vicepresidente di Gartner Research, secondo cui la battaglia finora condotta dal mondo open source contro le multinazionali del software proprietario si è rivelata poco convincente perché combattuta “sul campo di battaglia sbagliato”.
Secondo Di Maio, l’errore principale dell’universo open source è stato un eccesso di furia anti-Microsoft che ha fatto perdere lucidità e capacità di visione globale al movimento: sfidare l’azienda di Bill Gates concentrandosi principalmente sul mercato dei sistemi operativi può essere stata una pessima idea.
Il vicepresidente di Gartner, infatti, suggerisce ai tanti sviluppatori di software libero di cercare di concentrare i propri sforzi nella competizione nel campo degli applicativi, dove la concorrenza non è limitata a Microsoft, ma ad un più ampio numero di aziende. Sicuramente si tratta di un mercato più aperto e, soprattutto, meno critico per gli utenti. Convincere un cliente a cambiare sistema operativo è decisamente più difficile che indurlo a cambiare solamente un’applicazione.
smau.it
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3 commenti a "Open Source: una battaglia sul terreno sbagliato?":
Mi sembra che OpenOffice sia un ottimo esempio di come si può competere
efficacemnte con MS senza chiedere all'utente di cambiare sistema operativo.
Ad esempio non c'è (oltre Gimp che non mi sembra abbastanza soddisfacente) un
vero concorrente di Adobe Photoshop.
E non esiste nessun software audio open source che possa competere neanche
lontanamente con i vari Cubase, Logic, Audition etc.
Io sarei il primo tester se qualcuno ne proponesse uno (l'impresa è tosta, lo
so).
Secondo me la lotta deve avvenire su entrambi i fronti (programmi/sistema
operativo) sfruttando il fatto che microsoft non fa prodotti per linux e dando
invece la possibilitá alla gente di provare su windows programmi che girano
anche su linux in caso di migrazione.
Per intenderci, se io passo da win a linux posso gia utilizzare l'open office
senza difficolta perche ho gia imparato ad usarlo su windows.
Ne parlavo con un amico proprio l'altro giorno.
Sui Server il discorso è diverso, ma nonostante gli immensi progressi fatti,
Linux sul DeskTop resta tutt'ora improponibile agli utenti normali ed alle
aziende.
E ciò ne limita molto la diffusione potenziale.
Ricompilazioni del kernel, difficili ricerche dei driver etc. etc. etc. sono
cose delle quali quasi nessuno vuol sentire parlare.
E nelle aziende, il PC non può richiedere troppe risorse all'EDP.
Dovrebbe invece essere percorribile e proficua la strada degli applicativi di
Office Automation.
Ma solo in teoria.
L'amico di cui sopra mi ha confessato che ha provato ben più di una volta ad
installare la Suite "Open" di Office, dimostrando al proprio Cliente che non
esistevano consistenti differenze né difficoltà a passare ad esso dai prodotti
Microsoft.
Risultato? tornato dal Cliente a distanza di tempo ha verificato che questi non
aveva MAI lanciato l'applicativo in questione, continuando a preferire MS-Office
(auto-piratato...).
Oltretutto c'è da dire convincere un Cliente ad usare OpenOffice significa
perdersi i possibili guadagni che Microsoft garantisce!
Quanti sono così generosi e corretti da poterselo permettere?
Concludendo.
Concordo con l'analisi di Gartner: sarebbe opportuno provare a spostare un po'
il tiro.
E sarebbe anche intelligente far capire, agli utenti privati ed alle aziende,
che l'adozione di alcuni applicativi può garantire notevoli risparmi a fronte di
pochi e superabili inconvenienti