Un decreto da 'Barzellette'
"Ne abbiamo parlato e riparlato a lungo in numerose news..ora ne riparliamo ma sotto un'altra ottica, quella della barzelletta!"
Articolo tratto dal "Manifesto" di domenica 04 aprile 2004
Le malelingue (e ce ne sono molte nel mondo del cinema) sostengono che il decreto del ministro Urbani, a protezione dei film in rete, con compiti di polizia di fatto assegnati ai provider Internet, sia stato sollecitato dal produttore cinematografico Aurelio De Laurentis. Questi, un tempo fanatico dell'Internet (fu tra i primi a creare dei siti speciali per i suoi film come Paparazzi e altre Vanzinate) si sarebbe molto indignato per la sorte toccata al suo ultimo prodotto, «Barzellette». Spezzoni di quel capolavoro erano stati immessi in rete, nel circuito dello scambio Peer to Peer: bisognava fare qualcosa e subito. Urbani acconsentì, senza ascoltare gli altri soggetti interessati né il garante della Privacy.
A parte la veridicità dei rumors, il provvedimento del governo contro il file-sharing ha scatenato una vera ondata di proteste, dalle parti più disparate: le associazioni per i diritti civili e gli Internet provider accusano il decreto di incostituzionalità, la lobby dell'industria discografica, per motivi opposti, è decisamente contrariata, convinta che la pirateria musicale sia un fenomeno ben più vistoso di quella cinematografica e che quel decreto avrebbe dovuto coprire anche la musica.
In meno di un anno l'esecutivo è intervenuto già due volte in materia di copyright digitale, ma in realtà esisteva già una legge e anche robusta. Il valore aggiunto del decreto Urbani, oltre la strategia intimidatoria delle multe salate, consiste nel ruolo assegnato ai provider che secondo il ministro dovrebbero trasformarsi in numi tutelari della legalità. In realtà a proposito di fair use il ministro ha già fatto marcia indietro, incalzato dalle 31.630 persone che hanno firmato la petizione di protesta e da un'opposizione che grida all'incostituzionalità. Così Urbani ha scritto una lettera alla commissione cultura della camera, che dal 23 marzo sta esaminando il testo, dicendosi disposto a eliminare le sanzioni contro chi scarica file per uso personale.
Molti temono che il provvedimento possa instaurare uno stato di polizia, altri esprimono perplessità sulle proporzioni del fenomeno perché nonostante nel «catalogo» di alcuni venditori ambulanti risulti già una vasta gamma di prodotti cinematografici copiati, nel nostro paese il fenomeno non sembra aver ancora assunto un'importanza tale da giustificare un'iniziativa così urgente.
Infine bisogna considerare l'inattuabilità del decreto: come spiega Paolo Nuti, presidente dell'Associazione italiana Internet provider: «il provider può individuare senza difficoltà i pirati ma, a parte l'onere economico dell'operazione, agirebbe in violazione della privacy e della Costituzione».
Il ministro rassicura tutti, sostenendo che il provvedimento prevede multe di natura principalmente simbolica e precisando che avrà una ricaduta anche sugli altri settori dello spettacolo.
Urbani segue le orme di Jack Valenti, il potente capo dell'associazione dei produttori americani, al motto di «la pirateria audiovisiva è un furto e come tale va trattata». Ma nonostante nelle bancarelle il Dvd rappresenti la prossima frontiera di guadagno per i venditori, non si tratta ancora di un'urgenza.
Contemporaneamente all'approvazione del decreto Urbani, sulle televisioni pubbliche e private correva in Tv lo spot di Rosso Alice, dedicato appunto al nuovo servizio di contenuti a banda larga di Telecom Italia. In quella pubblicità Alice promette che «Grazie anche all'aumento a 256 Kbps della velocità upload potrai utilizzare al meglio tutte le applicazioni peer to peer per la condivisione e lo scambio dei file». Dunque non solo scaricamento (download) ma anche emissione (upload).
Il tutto con grande scandalo della lobby cinematografica, secondo la quale ciò sarebbe in pratica un incentivo alla pirateria. Eppure che la Banda Larga sia il futuro della distribuzione dei film, al posto delle cassette e persino dei Dvd sono in molti a crederlo. Si legge in Rete, in una della tante testimonianze di perplessità nei confronti del decreto salva cinema: «Il governo per aiutarmi ad evolvere mi regala 75 euro per acquistare un abbonamento Adsl. Poi mi dice che non posso scaricare quello che voglio come voglio, perché altrimenti sono un pirata. Allora mi chiedo, ma per navigare e per scaricare la posta, a che mi serviranno mai 640 KB/s?».
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