Ancora dibattiti sui videogames violenti
Fra pochi mesi uscirà Doom3, il seguito del videogame sviluppato per la prima volta nel 1993 da Id Software, così come sono attesi il seguito di Mortal Kombat e di GTA (Grand Theft Auto), probabilmente il videogioco che più di qualunque altro ha sollevato critiche.
Le discussioni sono già iniziate e si prevede che i prossimi mesi saranno nuovamente infiammati dalle polemiche, che ormai da diversi anni ruotano sempre attorno allo stesso problema: i videogiochi sono innocui o possono influenzare i più giovani, stimolando la loro aggressività, fino a portarli ad uccidere?
Anche questa volta il dibattito contrappone le ragioni di amanti e produttori di videogames a quelle di legislatori e psichiatri: i primi sostengono che non è mai stato provato scientificamente che i giochi possano avere effetti dannosi sulla psiche umana, i secondi affermano invece che il collegamento fra videogiochi, aggressività ed aggressioni è forte tanto quanto lo è quello fra le sigarette ed il cancro.
Craig Anderson, un professore dell'Iowa State University, che si occupa di studiare gli effetti della violenza dei media provocati sull'uomo, afferma che i ricercatori hanno una forte tendenza a riconoscere un aumento dell'aggressività tra coloro che giocano con videogames violenti.
Evan Wright invece ha scritto un libro intitolato "Generation Kill", nel quale viene evidenziato che i militari usano i videogiochi per addestrare i soldati. In questo libro sono anche raccolte numerose testimonianze di soldati USA impegnati in Iraq, i quali esprimono curiose impressioni e sensazioni che hanno provato giocando con il famoso GTA.
Ma una delle voci americane più critiche è quella di Jack Thompson, un avvocato che qualche anno fa cercò di far assolvere due adolescenti che uccisero un automobilista e ne ferirono un altro a colpi di fucile, i quali dichiararono di essere colpevoli e di essere stati ispirati proprio da GTA.
In quell'occasione le famiglie delle vittime chiesero 246 milioni di dollari di danni a diverse case produttrici e catene di distribuzione. Le polemiche trovarono consensi in molti altri Paesi già impegnati in discussioni e studi sull'argomento: così in Australia dove GTA III venne messo al bando per i suoi contenuti violenti, in Italia dove nel 1999 la Guardia di Finanza sequestrò Resident Evil dai negozi, in Germania dove si limitò la diffusione di Command & Conquer (e si potrebbero citare numerosi provedimenti simili in Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Brasile).
I produttori di videogiochi continuano ad appellarsi alla libertà di informazione ed affermano che in ogni videogame sconsigliato ai bambini è presente l'indicazione "Adults Only", corredata da una dettagliata descrizione del gioco e del grado di violenza presente al suo interno, pertanto la colpa sarebbe dei genitori che forse non controllano i figli come dovrebbero.
D'altra parte non si può non essere d'accordo con loro, quando affermano che la cultura del sesso e della violenza nei videogiochi è la stessa che si ritrova in Pulp Fiction e Natural Born Killers; ma su film, fiction, videogiochi e musica continuano ad essere applicati standard e metri di giudizio ancora troppo differenti.
News tratta da Programmazione.it
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