Capelli neri, come esuli pensieri...
L’estate sta finendo, cantavano gli ormai stagionati Righeira. Le fregature e la paura, invece, un po’ come gli esami del grande Eduardo, non finiscono mai.
Alla fine dello scorso settembre, una serie di episodi hanno confermato la sussistenza di entrambi i postulati.
Tra le tante disgrazie che hanno flagellato il mondo della security, spicca anzitutto la bravata di un gruppo di “Black Hat”, ovvero gli hacker che – come i cattivi nei film western – si distinguono per il cappello nero scelto a simbolo e icona.
Un manipolo di loro è stato capace di intrufolarsi nel sistema informatico di un’industria missilistica sudcoreana e, dopo aver inoculato un codice maligno nelle condotte vascolari virtuali, è riuscito a sottrarre preziosissimi file contenenti altrettanto “delicati” progetti...
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