Capriola orbitale attorno alla Iss
Non saranno più emozionanti come lo erano fino ad alcuni anni fa, quando in molti le paragonavano persino ad operazioni degne dei film di fantascienza, ma i distacchi e attracchi in orbita tra navicelle spaziali, restano ancora oggi imprese tra le più complesse e per certi versi rischiose tra quelle che gli astronauti effettuano in orbita.
Lo sanno molto bene anche i due uomini che attualmente abitano la Iss, la stazione spaziale internazionale che ruota attorno alla Terra a 380 chilometri di quota; questa mattina i due astronauti, il comandante americano di origini asiatiche Leroy Chiao, e l'ingegnere di bordo russo, Salizhan Sharipov, hanno vestito gli scafandri come richiesto dalle misure di sicurezza, per effettuare una serie di operazioni necessarie per il proseguimento delle attività a bordo della base orbitante internazionale.
L'operazione, che come tempi non è paragonabile al distacco e all'aggancio di due vagoni in una stazione terrestre, è comunque durata poco: giusto il tempo per andare a spostare la capsula Sojuz TmA-5, agganciata al boccaporto del modulo Pirs, che deve essere lasciato libero per le passeggiate spaziali in programma per le prossime settimane, e andarla a riposizionare in un altro punto di ormeggio.
Gli astronauti hanno dovuto dapprima depressurizzare il settore intermedio tra il modulo della stazione e la Sojuz, rimuovere la capsula dal modulo Pirs alla quale era agganciata fino a stamani (il distacco è avvenuto alle 10.32 ora italiana), farle fare una sorta di «capriola» attorno alla base spaziale, riassettarla correttamente ed effettuare un nuovo attracco. Poi, nuovo riequilibrio nella camera intermedia di decompressione, per consentire agli astronauti di riemergere con sicurezza all'interno della zona abitata della International Space Station.
La Sojuz, questa mattina è rimasta quasi sospesa nel vuoto per alcuni minuti mentre Chiao, supportato anche dalla strumentazione automatica, la spostava con l'aiuto dei piccoli razzi d'assetto a idrazina e tetrossido d'azoto da una parte all'altra della complesso orbitante. Una lenta rotazione su stessa, e la vetusta, ma sempre affidabile nave spaziale russa, si è avvicinata fino a 35 metri di distanza dal portellone d'aggancio, per poi gradualmente e lentamente centrare il cono d'attracco del modulo Zarija, alle 10.53 (ora italiana).
Questo tipo di operazione non si verificata ormai da qualche anno: «Attracco consolidato» - confermava a terra Leroy Chaio. «Ottimo lavoro» - rispondevano dal centro di controllo di Mosca, mentre già venivano subito azionate le serrature automatiche che rendevano ulteriormente sicuro l'aggancio.
La navicella Sojuz TmA-5, che Leroy Chiao con la sua piroetta spaziale ha riagganciato poche ore fa al complesso orbitante, aveva lanciato, con un razzo A-2, gli stessi Chiao e Sharipov sei settimane fa dalla rampa numero 1 della base kazakha di Bajkonur, per dare inizio alla Expedition 10, cioè la decima missione di astronauti, in equipaggio misto russo-statunitense, destinati a trascorrere periodi di alcuni mesi sulla stazione spaziale.
La nuova collocazione della Sojuz, libera così il modulo Pirs (utilizzato come airlock per le attività esterne alla stazione), per le passeggiate spaziali che i due astronauti dovranno effettuare nei prossimi mesi, ed è stato anche attivato il sistema automatico che mette in funzione i sistemi automatici di bordo della navicella-cargo Progress 15P, collocata in un altro punto d'appoggio della stazione.
Questa operazione spaziale, durata 22 minuti, è la prima di una serie di impegni che i due astronauti, arrivati sulla Iss lo scorso 16 ottobre, dovranno portare a termine fino ad aprile, quando da Bajkonur verrà lanciata la Sojuz Tm-6, con i due astronauti che dovranno sostituirli fino a novembre del 2005, che saranno accompagnati anche da un astronauta italiano, il tenente colonnello Roberto Vittori, che già nella primavera del 2002 aveva partecipato ad una missione Sojuz Taxi Flight sulla stazione spaziale.
L'astronauta italiano, al suo secondo volo spaziale (finora solo Umberto Guidoni come italiano è riuscito a compiere due missioni), tornerà a terra proprio con la capsula da questa mattina agganciata al modulo Zarija, e in compagnia di Leroy Chiao e Sharipov. Questi ultimi, speravano anche di poter assistere, tra marzo e aprile prossimi, all'aggancio sulla Iss dello space shuttle Atlantis, il cui lancio, che segnerà la ripresa dei voli delle navette, è stato però spostato ed è ora in programma tra metà maggio e i primi giorni di giugno del 2005.
Antonio Lo Campo - Lagazzettadelmezzogiorno.it
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