Digital Music Forum East: industria musicale e free streaming
Giovedi a New York si è tenuta la conferenza Digital Music Forum East, una occasione in cui l'industria musicale ha potuto sciorinare i suoi dati e lamentarsi come al solito di calo delle vendite e perdita di clienti.
Russ Crupnick, presidente del gruppo di analisi NPD, ha dichiarato "Abbiamo perso 20 milioni di acquirenti negli ultimi 5 anni." La spesa pro-capite dei compratori di musica sarebbe inoltre in calo del 40%.
L'analisi di NPD dimostra che il 14% degli acquirenti genera da solo il 56% dei ricavi, mentre gli altri restano compratori occasionali.
Interessante però che il 55% degli acquirenti di musica oggi compri soltanto CD, un dato che era all'80% nel 2006. La diversificazione del mercato viene dunque apprezzata dagli acquirenti, ma non fa che abbassare ulteriormente le vendite di dischi nel formato più "standard".
Comunque, mentre negli scorsi anni si puntava molto il dito contro la pirateria, quest'anno ci si è concentrati maggiormente sui servizi gratuiti di streaming su internet, come Pandora, MySpace, Spotify e YouTube.
Addirittura il 60% totale di chi ascolta musica lo farebbe online su YouTube, mentre neppure il 25% dei navigatori della rete scaricherebbe musica a pagamento. Niente di nuovo pèer quanto mi riguarda, ma c'è chi ha bisogno di pagare una ricerca per scoprire l'acqua calda.
Per quanto riguarda l'idea dei servizi musicali in abbonamento, sulla quale l'industria pareva puntare, il risultanto è sconfortante anche se prevedibile: appena il 3% della popolazione online ha fatto una sottoscrizione. C'è da dire che questo tipo di servizio è ancora troppo legato alla proposta di cataloghi limitati ed è pertanto difficile che in questa forma attecchisca sui veri appassionati di musica.