Google+, le identità fittizie e la privacy
Sto leggendo in giro un po' di articoli che si lamentano della politica di Google+ in merito agli pseudonimi ed alle identità di fantasia. Google ha già chiarito che non intende favorire questo uso del suo nuovo social network, e che dovrà essere tutto "IRL" (in real life).
Queste lamentele sono in genere correlate a preoccupazioni relative alla privacy. È normale che la questione della sicurezza dei dati e delle identità personali sia discussa e messa sotto osservazione, ma è anche vero che Google+ non è certo l'unico social network che guarda con un occhio poco favorevole all'utilizzo di identità fittizie.
Facebook, il principale concorrente del nuovo arrivato, ha sempre avuto una "cultura del nome reale", come l'ha definita Simon Axten, il Manager di Facebook per le Public Policy Communications. Facebook a suo tempo ha bannato in modo perentorio tutti gli utenti che avevano la parola "Anon" nel nome, e tutti quelli il cui nome non sembrava associabile a quello di una persona reale. Il sottoscritto lo sa bene, visto che ha dovuto scrivere a Facebook e aspettare settimane perchè gli fosse concesso (!) di iscriversi con il proprio nome e cognome, che sembravano forse "fake" al checker del sito.
Per quanto riguarda la privacy, forse è sensato osservato che Google+ in senso stretto non è una nuova piattaforma, ma semplicemente una nuova interfaccia che mette insieme un sacco di cose che esistevano già: Google Profiles, Google Foto, Google Buzz. Questo significa che qualsiasi problema di sicurezza si possa contestare, risale a problemi che esistevano già e di cui probabilmente si era già parlato in passato.
Pochi mesi fa Google ha avvisato che avrebbe rimosso tutti i profili Google privati, invogliando i propri utenti a renderli pubblici o ad abbandonarli. Questo ha messo le basi per quello che poi è diventato Google+. Si può discutere sul fatto che la compagnia abbia prima permesso di avere profili privati e poi li abbia rimossi, ma come al solito si può ribadire che su tutto ciò che è gratuito non si può protestare più di tanto.
Da parte mia sono abbastanza allineato con la scelta di Google: mi pare poco sensato favorire il proliferare di identità fasulle, proprio per garantire la sicurezza degli utenti che mettono in piazza le proprie identità reali. Sapere che quelle con cui parlo sono persone vere, o che comunque il gestore del servizio cerca di verificare che lo siano, mi mette al riparo da brutte sorprese.
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2 commenti a "Google+, le identità fittizie e la privacy":
Io sono riuscito a entrare in G+ grazie a un invito.
Non avevo dubbi che google lavorasse sempre bene, e anche questa volta non si
smentisce. È molto meglio di fb, interfaccia pulita e piacevole senza mille
minkiate, privacy gestibile in maniera veramente chiara e inequivocabile,
possibilità di organizzare i contatti in maniera finalmente intelligente, si può
facilmente utilizzare lo stesso account per lavoro e per amicizia.
Quando google si muove non sbaglia, non c'è che dire...
Qualcuno ha degli inviti?