Manhunt, una storia di violenza
Manhunt, una storia di violenza
Se ne sente molto parlare ultimamente di Manhunt 2, un gioco che tra privati e governi potrebbe diventare l'esempio perfetto di un limite da non varcare mai, mai più.
Sono in molti ad attribuire ai videogiochi una delle principali fonti della violenza giovanile nel mondo, nonostante ciò i giochi violenti sono in costante programmazione e continuano a vendere, segno che questa violenza piace ed é fonte di guadagno sicuro. Ma i tempi cambiano e la censura si fa sempre più insistente, questa é la storia di Manhunt, una storia di violenza.
Manhunt é un gioco edito dalla Rockstar North catalogato, secondo gamefaqs, come gioco d'azione - avventura moderna rilasciato per Playstation 2 il 21 novembre del lontano 2003, seguito dalle versione PC e Xbox nell'anno successivo.
Il gioco utilizza il motore grafico dei vari Grand Theft Auto in 3 dimensioni, come per partire già all'insegna della violenza gratuita.
Ma Manhunt é diverso, é più cattivo, ma cattivo vero!
Il gioco narra la storia di James Earl Cash, un galeotto condannato morte tramite iniezione letale, che per sua sfortuna viene strappato alla morte dal così chiamato Regista. Quest'ultimo é intenzionato a renderlo il protagonista dei suoi prossimi film clandestini, film dove gli attori muoiono veramente e più la morte é cruenta e sanguinosa meglio é.
Il gioco era caratterizzato da una massiccia dose di violenza gratuita, dove un semplice sacco in plastica diventava un arma mortale e la presenza di filmati prerenderizzati, svariati per tipo di arma, rendeva le uccisioni ancora più cinematograficamente drammatiche e sanguinose.
Le critiche a questo primo capitolo non si fecero attendere, lo stesso target a cui era predisposto il gioco ha risposto dividendosi nelle opinioni, chi favorevole, chi invece trova il gioco una vera vergogna, ma la notizia che fece più clamore fu probabilmente quella dell'uccisione di un 14enne da parte di un 17enne, appassionato del titolo Rockstar in Gran Bretania che, come si legge da una nostra news del 2004, disse ai tutori dell'ordine: "All'inizio non avevo intenzione di ucciderlo, ma quando ho visto il sangue sono andato avanti fino alla fine".
Febbraio 2007, Rockstar Games annuncia il seguito per PS2, PSP e Nintendo Wii.
Non si tratta di un seguito vero e proprio, infatti questa volta si narra la storia di Daniel Lamb e Leo Kasper, il primo dottore, il secondo un malato di mente sopravvisuto ad un esperimento segreto fallito, entrambi in fuga da un manicomio.
I programmatori promettono un ottima interazione con l'ambiente circostante, in maniera tale che qualsiasi oggetto visibile su schermo sia potenzialmente un'arma mortale.
I presupposto iniziali sono ancora più forti del primo titolo, e l'essere ambientato in un manicomio, deformato in malo modo, crea un atmosfera perfetta per un gioco che dal trailer promette più sangue, più modi di uccidere ricercati, più violenza.
Riuscirà questo seguito ad ottenere i risultati del suo predecessore?
Maggio 2007, l'avvocato Jack Thompson scrive una lettera al responsabile della catena di Fast-Food americana Wendy's. Motivo della lettera una promozione, in pieno stile Happy Meal, avente come partner il Nintendo Wii e come target i bambini.
Thompson scrive nella sua lettera che reputa poco idonea una promozione simile, data la tipologia del target, a favore di una console in cui non solo verrà pubblicato Manhunt 2, ma che sopratutto il sistema di controllo caratteristico rende molto più immersivo e pericoloso, definendolo una simulazione di vera violenza.
I fast-food Wendy's continuarono con la loro promozione.
Giugno 2007, l'avvocato Bill McCollum critica duramente il titolo in questione, con le stesse motivazioni del suo collega Thompson. Manhunt 2 su Nintendo Wii permetterebbe di simulare in maniera realistica le uccisioni, tanto da sembrare di avere realmente l'arma del massacro in mano.
Giugno 2007, come riportato da un nostro recente articolo, la BBFC vieta la distribuzione di Manhunt 2 nel Regno Unito, definendo il titolo inaccettabile anche per un pubblico adulto.
Subito il giorno dopo l'IFCO, l'Irish Film Censor's Office, prende la medesima decisione, spiegando che in certi film e giochi la violenza é un elemento giustificabile all'interno di un'appropriato contesto. Contesto che risulta quasi assente in Manhunt 2 nonostante possieda una massiccia dose di violenza gratuita, tale da risultare inaccettabile.
In Italia la situazione per Rockstar non va affatto meglio, mentre l'associazione Telefono Azzurro ne chiede il divieto di diffusione per evitare impatti psicologici negativi riferiti a paura, angoscia e disagio nei confronti di minori ma anche adulti, Paolo gentiloni, ministro delle comunicazioni, ha chiesto a Take Two, produttore del gioco, di annullare il lancio previsto il mese prossimo nel territorio italiano.
Richiesta che derivererebbe dai risultati di uno studio condotti dallo stesso ministero, che ha catalogato il gioco crudele e sadico, in un'ambientazione squallida e con un'insistente incoraggiamento alla violenza e all'omicidio.
Nel contempo il ministero ha richiesto all'ISFE, la federazione europea dei produttori di videogiochi, di affrontare il tema. A risposta, il prossimo 26 giugno a Bruxelles durante la conferenza dell'ISFE Manhunt 2 sarà al primo punto all'ordine del giorno, conferenza a cui parteciperà anche la commissaria europea per la Società dell'Informazione, la signora Viviane Reding.
Ma Take Two Interactive non é rimasta a guardare, e nonostante abbia rimandato la data di distribuzione, afferma ufficialmente di sostenere tutt'ora il gioco in questione, e di credere appieno alla libertà di espressione creativa e in un marketing responsabile, elementi definiti essenziali per creare un grande intrattenimento. Strauss Zelnick aggiunge inoltre di credere nei consumatori e sopratutto nei genitori, aventi la possibilità d'informarsi completamente sulla natura dei propri acquisti e di quindi prendere ogniuno autonomamente le proprie decisioni. Zelnick aggiunge inoltre che Manhunt 2 é un prodotto artistico, e che rientra come previsto nel genere horror.
Parole di supporto, anche se parziale, provengono dall'Aesvi, l'Associazione Editori Software Videoludico Italiana, che sì rispettano le preoccupazioni europee ma riferiscono che come é ben noto tutto il software immesso sul mercato viene catalogato mediante il sistema di classificazione europeo PEGI, strumento che fornisce informazioni sui contenuti e raccomandazioni sull'età minima consigliata per l'usufrutto del software.
Ad ora Rockstar ha sei settimane di tempo per fare appello contro la decisione della BBFC, e rumor di rete lasciano ben intendere che la richiesta d'appello ci sarà, ma ufficialmente Rockstar ha finora solo comunicato ufficialmente di star valutando le varie opzioni disponibili, difendendo nel contempo il proprio titolo dichiarandolo un'esperienza divertente per gli amanti del genere thriller-psicologico paragonabile, nei contenuti, a giochi concorrenti simili.
Sono videogiocatore da una 15ina d'anni, e questa storia mi ha colpito parecchio, che Rockstar facesse principalmente videogiochi violenti non era certo una novità, e che questo genere sia una miniera d'oro neppure.
Come non é una novità la censura, un esempio perfetto e recente é Resident Evil 4 Wii Version di Capcom che, come la versione originale per Gamecube, é stato parzialmente censurato per l'eccessiva violenza in paesi come Giappone e Germania.
Inoltre é innegabile che la classificazione PEGI sia uno strumento funzionale e completo nell'evitare che minorenni o persone sensibili, non solo alla violenza, ma anche in ambiti quale la prostituzione, l'odio razziale o l'uso di droghe, acquistino giochi a loro non idonei.
La mia intenzione non é discolpare Rockstar North, sarebbe assurdo, ma mi chiedo dov'é realmente il problema. Come tutte le software house Rockstar programma giochi a scopo di lucro, in base alle richieste di mercato. Questo perché volenti o dolenti la violenza vende, e vende molto bene ai giorni nostri.
Un occhio di riguardo é da dare ai genitori e al personale dei riventitori, sopratutto all'ingrosso. Mentre i genitori sono generalmente troppo poco presenti e attenti sugli acquisti dei figli (e sulla loro comprensione durante l'uso), i rivenditori spesso non hanno la sufficiente competenza per consigliare adeguatamente e controllare la vendita dei videogiochi più "pericolosi".
Manhut é un gioco esageratamente violento, ma la società dovrebbe forse fare attenzione a "guardare la paliuzza nell'occhio altrui se nel proprio vi é una trave".
Non é censurando che la violenza cesserà d'esistere, ma insegnando che non porta da nessuna parte.
Manhunt é una storia di violenza, a voi comprendere il significato del titolo.
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4 commenti a "Manhunt, una storia di violenza":
Mah, che casino...
Non so se sia bene o male censurare il gioco, riconosco ottime ragioni da
entrambe le parti della discussione.
Il cammino a cui tutte queste cose contribuiscono è di decivilizzazione,
processo al quale (meno male!) strumenti tecnologici analoghi contrappongono
enormi progressi di civiltà e umanità.
La tristezza è che titoli simili siano prodotti e che, soprattutto, vendano così
tanto e siano considerati fonte di guadagno.
Il male è sempre più forte, basta una goccia di limone per cagliare un litro di
latte, la lotta prosegue e la censura non è un mezzo valido per battersi. Titoli
così però sono pericolosi e rivelatori di un innalzamento della soglia di
assuefazione alla violenza. Il flop commerciale di questo titolo sarebbe
l'unica risposta, ma temo non ci sarà...
E non posso fare a meno di notare che si solleva molta polvere (francamente
molta più di quella che solleverà questa questione) per uno scoiattolo che
scoreggia, e che senza farne tante la mitica scena di rutti e scoreggie di
"mezzogiorno e mezzo di fuoco" è incappata senza tanti discorsi nella
pesante mano della censura (tagliata in toto!) una domenica pomeriggio su
rai2.
E dire che nessuno è mai morto per un po' di "aria pesante"!
incappata senza tanti discorsi nella pesante mano della
censura
[OT]già proprio censura intelligente quella...!!![/OT]
È un dispiacere ritrovare riferimenti al caso del ragazzo ucciso in Gran
Bretagna, quando la polizia ha appurato che solo la vittima possedeva il
gioco.
Personalmente se una persona vuole uccidere meglio che lo faccia in un
videogioco con dei bit che per strada con persone vere.
Rigurardo al PEGI, se ha dei difetti "nell'ultimo miglio"
(negozianti poco attenti e genitori assenti) no se ne può dare colpa al
produttore.
io MANHUNT e MANHUNT 2 li ho per PSP.
sono giochi BELLISSIMI!
è DA 9 MESI KE LI HO E NN MI E' MAI VENUTO IN MENTE DI MASSACRARE QUALCUNO NELLA
VITA REALE.