Pubblicità invisibile: Twitter impara da Facebook
La Silicon Valley passa informazioni alle aziende. Il general manager Uk: «In Italia si guarda ai tweet su moda e design»
Il trucco c'è ma non si vede. Già, perché non sempre la pubblicità è visibile agli utenti dei social network. Ma tra un messaggio e l'altro il rischio che qualcuno ci induca a comprare qualcosa o tenti di capire cosa stiamo per acquistare è sempre più grande. L'esempio più eclatante è Twitter. Nessun banner disturba la grafica pulita del sito di microblogging gratuito e minimal. All'apparenza sono le opinioni degli utenti a dominare. Tutti dicono quel che pensano sul tal programma televisivo, sull'ultima partita di calcio o sull'ennesima uscita del politico di turno. Si ha l'illusione che la lista degli argomenti discussi sia determinata dal basso. E tutto questo è vero. Ma basta poco per scoprire l'altra faccia della medaglia.
«Abbiamo fatto una scelta fin dall'inizio: la pubblicità su Twitter non deve disturbare i nostri utenti. Ma è inutile negarlo: c'è», spiega Tony Wang, general manager di Twitter Uk, che ha presentato i successi degli uccellini cinguettanti in Europa allo Iab Forum, appuntamento milanese di comunicazione digitale. Il primo sistema per monetizzare è «passare» alle aziende le statistiche e i feedback su determinati argomenti. Con l'utente che diventa così parte inconsapevole di un'enorme ricerca di mercato condotta su larga scala...
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