Quattro chiacchiere su Google Desktop Search
Sempre più spesso Google lancia una novità, e subito dopo si inizia a discutere di privacy, di concorrenza, soprattutto nei confronti di Microsoft e di autopromozione.
Di qualche giorno fa l'annuncio di Google Desktop Search, un'applicazione che indicizza i file local. Per la verità soltanto alcuni formati, quelli della suite Office per intenderci.
L'applicazione si scarica velocemente ma richiede un certo spazio su disco, circa 500 MB, per la memorizzazione degli indici. Questo quanto dichiarato da Google. Di norma comunque, è bene saperlo, gli indici inversi, così si chiamano gli indici usati dai motori di ricerca, occupano mediamente da un terzo alla metà dello spazio occupato dai file che indicizzano. Naturalmente dipende dal formato dei file indicizzati. L'esempio vale per sia per i file di testo che per le pagine HTML ed i PDF.
Il sistema funziona con Windows 2000 o superiore. Per il momento Linux e Mac non sono menzionati; il primo perché poco usato come sistema desktop, mentre il secondo poiché dispone già di uno strumento similare. Google Desktop Search è comunque ancora in versione beta.
Apparentemente il programma è un innocuo strumento di ricerca molto simile a quello che molti di noi sono abituati ad usare via internet: le pagine dei risultati assomigliano a quelle del sito, solo che possono linkare alcuni tipi di file, principalmente quelli di Office, e anche le chat effettuate sull'argomento, il tutto ordinato di default per data, opzionalmente anche per rilevanza.
Oltre ai problemi spiccioli, come i diritti per l'uso e l'installazione, il Grande Fratello di tutti i problemi è, come al solito, la privacy. Un po' strana ad esempio questa avvertenza, che si trova nella privacy policy: "Your computer's content is not made accessible to Google or anyone else without your explicit permission". Sta di fatto che ogni copia del programma ha un identificativo univoco, chiaramente al fine di migliorare il software stesso, e per permettere poi la ricerca di nuove versioni. Una simpatica sfida: disabilitarlo...
Per chi volesse approfondire l'argomento della privacy, oltre alla policy già menzionata è disponibile in rete un articolo di Danny Sullivan sul mitico SearchEngineWatch, sito di riferimento per quanto concerne i motiri di ricerca. Sullivan afferma che in sostanza, la ricerca di Google potrebbe favorire una moglie gelosa che vuole cogliere in fallo il marito infedele, ma solo se questi è così imprudente da non prendere contromisure appropriate; stesso discorso per il manager che va in bagno o al bar lasciando acceso il computer senza protezione. Tra le contromisure appunto, non indicizzare il materiale riservato (l'esclusione è possibile), cancellazione della cache (del browser o di Google Desktop Search), e così via. Come dire: il vero pericolo è comportarsi da imprudenti.
Chi, come me, non lavora per i servizi segreti e non teme lo spionaggio industriale, potrebbe affidarsi con naturalezza a questo ausilio, o ad altri simili; non escludo di farlo e di produrre un aggiornamento tra qualche settimana dopo la prova su strada di questo strumento... su un pc appositamente predisposto.
Davide Panceri - Programmazione.it
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