Quotidiano multato per articolo veritiero e non diffamatorio
Un quotidiano italiano è stato condannato per aver tenuto online un articolo veritiero e non diffamatorio più a lungo del necessario.
Il quotidiano digitale PrimaDaNoi.it è stato condannato dal Tribunale di Ortona (Chieti) al pagamento di circa €17.000 tra risarcimento danni e spese legali per violazione della privacy, per aver conservato nell'archivio del sito una notizia riguardante una vicenda penale a distanza di diversi anni dai fatti. A darne notizia è stata la redazione del quotidiano che ha proclamato uno sciopero a tempo indeterminato e sottolinea come il rischio chiusura sia "più che concreto."
La vicenda è piuttosto interessante e merita qualche minuto di attenzione.
A Marzo 2008, PrimaDaNoi.it, pubblica un articolo (ormai rimosso) relativo ad un fatto di cronaca giudiziaria collegato a una vicenda di carattere penale nella quale un ristorante della zona e i suoi proprietari erano coinvolti. A Settembre 2010, questi ultimi - evidentemente preoccupati, della cattiva pubblicità - chiedono al direttore di PrimaDaNoi.it la cancellazione dell'articolo a difesa del loro diritto all'oblio, senza, tuttavia addurre né il carattere diffamatorio o non veritiero dell'articolo.
Il direttore del quotidiano dapprima rifiuta di rimuovere l'articolo, ma decide di farlo in un secondo tempo dopo l'inizio del processo anche se non si è ancora giunti ad alcuna decisione. Il giudice però non accetta che il caso venga chiuso in questo modo e non solo legittima la richiesta dei due proprietari, ma condanna il quotidiano a un risarcimento danni e spese legali.
"Il persistere del trattamento dei dati personali dei titolari del ristorante e il nome dell'esercizio," ha scritto il giudice, "ha determinato una lesione al diritto alla riservatezza e della reputazione in relazione alla peculiarità dell'operazione di trattamento, caratterizzata da sistematicità e capillarità della divulgazione dei dati e alla natura degli stessi dati trattati, particolarmente sensibili attenendo a vicenda."
"La facile accessibilità e consultabilità dell'articolo giornalistico, molto più dei quotidiani cartacei tenuto conto dell'ampia diffusione locale del giornale online, consente di ritenere che dalla data di pubblicazione fino a quella della diffida stragiudiziale sia trascorso sufficiente tempo perché perché le notizie divulgate con lo stesso potessero soddisfare gli interessi pubblici sottesi al diritto di cronaca giornalistica, e che quindi, almeno dalla data di ricezione della diffida, il trattamento di quei dati non poteva più avvenire..." ha continuato il giudice.
Mentre sono convinto che il diritto all'oblio sia un aspetto importante della vita in società come la nostra, sono anche certo che due anni e mezzo non siano un tempo minimo sufficiente per poter richiedere questo diritto all'oblio. Mi sembra molto pericoloso che chiunque possa chiedere che vicende penali vengano nascoste così facilmente.
Spero che in appello questo caso si risolva come la vicenda Vivi Down che ha dapprima visto tre manager di Google condannati a causa di un video vessatorio, ma in appello la sentenza è stata respinta e i tre manager sono stati assolti.
Voi cosa ne pensate, ha fatto bene il giudice a condannare il quotidiano o ha stabilito un precedente pericoloso? Fateci sapere cosa ne pensate nei commenti.
9 commenti a "Quotidiano multato per articolo veritiero e non diffamatorio":
Ritengo che la sentenza sia realmente vessatoria, Il giudice non ricorda che gli
articoli pubblicati sui giornali cartacei vengono conservati nell'archivio del
giornale che li ha pubblicati credo per anni o per sempre. Perché articoli
pubblicati su giornali telematici, soprattutto se veri, debbono essere
camcellati, soprattutto quando non sono diffamatori.Una sentenza assurda, per la
quele é da pensare che la Corte di Appello la "giustizierà". Ma vi siete rivolti
all'Ordine dei giornalisti ed all'Associazione stampa competente per avere il
loro appoggio in sede giudiziale ?Un cordiale saluto da Raffaele Bernardini,
giornalista (iscrizione all'albo dal 1948), attuale direttore del giornale
telematico Telemeditalia
Una sentenza contro ogni logica. In base al principio che verrebbe introdotto dall'interpretazione di questo giudice, infatti, i parenti e eredi di Adolf Hitler (se esistessero) potrebbero ogni volta citare in giudizio chi lamenti il genocidio da lui ordinato!
Come al solito la giustizia in Italia si dimostra a favore dei malviventi. Un
tranquillo ed onesto giornale che rischia di chiudere per aver solo detto la
verità... !
Il buonismo nei confronti di chi commette reati in Italia farà crollare tutta la
baracca.
Siamo già sulla strada da parecchio tempo, ed i tribunali sono in prima linea.
Una riprova, se mai ve ne fosse bisogno, della troppa libertà interpretativa lasciata ai giudici. Non si spiegherebbe altrimenti la dissonanza delle interpretazioni su casi simili da parte di giudici diversi.
Il "diritto all'oblio" è una STRONZATA GALATTICA. Se commetti un crimine, io ho il sacrosanto diritto di saperlo e se non ti sta bene problemi tuoi, potevi pensarci prima. Mi piacerebbe tappezzare tutta Internet con i dati di questi LESTOFANTI e la descrizione del crimine che hanno commesso. CHE BEL PAESE DEL CAVOLO.
ho pensato molto al diritto all'oblio in questi ultimi giorni e ne ho parlato
con alcuni amici. ciò che mi hanno fatto notare è che anche il peggior criminale
ha il diritto a essere reintegrato in società dopo aver pagato per il suo
errore, ma se questo errore è facilmente reperibile su internet anni dopo il
fatto , nessuno potrà mai essere reintegrato.
immaginate di aver fatto una cavolata quando avevate 19 anni: se questa cavolata
è ancora online a 5-10 anni di distanza dal fatto, rischiate di non trovare mai
un lavoro.
Hai ragione. Il diritto all'oblio su internet, pensandoci bene, è corretto e non
solo per vicende giudiziarie ma anche per post, esternazioni, magari soggette a
pentimento. :-)
Certo, forse occorrebbe una "scadenza" ma commisurata a cosa?
Decidere e "legiferare" su questi argomenti scontenta sempre qualcuno e allora
si preferisce non far nulla...
@Rombino: concordo, legiferare non è semplice quindi evito di dare suggerimenti. certo, un giudice non può decidere che due mesi sono abbastanza e un altro decidere che 20 anni non lo sono ed è per questo che ci vorrebbe una legge ad hoc
concordo, il diritto all'oblio non è giusto, soprattutto quando è un giudice a dimenticarsi di avere un cervello (o forse non ce l'ha?).