La Tv? Napsterizziamola
Ah, la legge delle conseguenze inattese… o forse è un caso di “massa critica” tecnologica, o magari la buona vecchia “serendipità” di Horace Walpole…
Sta di fatto che la digitalizzazione della TV non ha tanto televisionizzato i media digitali e Internet, come molti prevedevano/auspicavano/temevano, ma promette di internettizzare la TV.
Detto in parole poverissime, ma rivoluzionarie, se un programma televisivo diventa un contenuto digitale come gli altri, alla sua produzione, produzione e fruizione succede quello che succede ai contenuti digitali.
Per dirne una, diventa interessante per i propugnatori della condivisione peer-to-peer, che da file sharing si estende così allo “stream sharing”, dalla condivisione di file a quella di flussi TV. Insomma, Napster o quasi.
La teoria e la pratica sono semplicissime. Basta disporre di un PC, di un sistema per acquisire in tempo reale un segnale televisivo, qualunque sia la sua origine (analogico, satellite, digitale terrestre, cavo…), di una connessione in banda larga e di un apposito software e il gioco è fatto.
La rete è peer-to-peer, come i vari servizi di file sharing tipo Kazaa, eDonkey, eccetera, quindi non esiste un server centralizzato (per questo il paragone con Napster è solo illustrativo del concetto). Supponiamo che un utente voglia gustarsi un concerto ripreso in diretta a Londra dal suo PC di Roma. Effettua una ricerca per vedere se c’è un utente che ha messo in condivisione lo stream dell’emittente che trasmette il concerto, lo seleziona e dopo qualche secondo il programma inizia ad arrivare sul suo PC (se il PC ha una scheda video-out, se lo può vedere anche sul televisore).
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