I videogiochi non sono cose per bambini
I videogiochi non sono cose per bambini
La vera storia di Tetris
Che Tetris sia uno dei videogiochi più famosi e giocati al mondo è assodato, ma non tutti sanno che si trovò al centro di un vero e proprio intrigo internazionale condito da elementi da spy story come servizi segreti, guerra fredda e morti sospette. Ma proviamo a fare un passo indietro e torniamo al lontano 1985 quando il giovane ricercatore russo Alexey Pajitnov riuscì a rendere virtuale un gioco da tavolo consistente nel formare linee omogenee orizzontali attraverso la dislocazione di "7" differenti tetramini, ciascuno formato da quattro blocchi. Se provate ad osservare con attenzione i pezzi che scendono dall’alto, essi non sono altro che la riproduzione di "7" lettere dell’alfabeto: I, T, O, L, J, S, e Z (vedi immagine 7tetramini). Questo mix ludico/matematico è stato fonte di ispirazione per diversi scritti scientifici sul gioco, tra i quali emerge il monumentale Tetris is hard, even to approximate scritto da Erik D. Demaine, Susan Hohenberger e David Liben-Nowell. Dopo lunghi studi gli scienziati sembrano concordare sul fatto che la partita si conclude quasi sempre con la sconfitta del giocatore per via della "teoria della misura".
Originariamente questo gioco di logica girava sul personal computer Electronika 60, in dotazione al centro informatico della Accademia delle Scienze di Mosca. Purtroppo il geniale Pajitnov non capì subito le potenzialità commerciali della sua creatura, tanto è vero che riceverà i primi guadagni solo nel 1996. Dopo un grande successo all’interno della città di Mosca il titolo arrivò in Ungheria e qui un team di programmatori lo convertì per Apple II e Commodore (vedi immagine Packshot storico).
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