Casco pensante controlla il pc!
L'esperimento è di quelli destinati ad entrare nei libri di scienze.
Quattro persone sarebbero infatti state in grado di controllare un computer utilizzando esclusivamente un "casco pensante". Almeno stando ad una prova condotta da due ricercatori americani, Jonathan Wolpaw del New York State Department of Health e Dennis McFarland della State University of New York.
I risultati dell'esperimento, pubblicati recentemente sui "Proceedings of the National Academy of Sciences", dimostrano come sia possibile controllare un dispositivo elettronico utilizzando la sola forza del pensiero. Per fare questo i due ricercatori statunitensi hanno messo appunto uno speciale casco dotato di 64 elettrodi disposti a contatto con il cuoio capelluto.
Tale apparecchio è in grado di convertire le onde celebrali del cervello in impulsi elettrici, grazie ai quali sarebbe poi possibile far eseguire ad un computer determinate operazioni. Proceedings of the National Academy of SciencesUna scoperta decisamente importante, sopratutto se si pensa alle prossime applicazioni che tale tecnologia potrebbe avere. Il "casco pensante" potrebbe infatti in futuro essere utilizzato per aiutare i disabili a controllare, con il solo pensiero, un computer, una sedia a rotelle o un arto artificiale. Simili esperimenti erano già stati condotti in passato con delle scimmie, alle quali erano stati però impiantati degli elettrodi nel cervello.
"I risultati dimostrano che le persone possono imparare a usare registrazioni di elettroencefalogrammi rinvenute a contatto col cuoio capelluto, per controllare in modo rapido e accurato il movimento di un cursore in due dimensioni", spiegano gli studiosi Jonathan Wolpaw e Dennis McFarland. Il test è stato condotto su quattro persone, due delle quali disabili su una sedia a rotelle. I quattro, dopo un breve periodo di esercizio, sono riusciti a muovere un cursore grazie ai segnali del cervello convertiti in comandi da un particolare programma. Da sottolineare che i due portatori di handicap hanno ottenuto dei risultati migliori, forse aiutati da una più forte motivazione o da una maggiore adattabilità in rapporto all'invalidità.
News tratta da Jugo.it
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