Dettori, startup: "I bachi e i pregi del decreto"
Crescita 2.0 ha numerosi "bug" e aspetti poco chiari, soprattutto nelle norme che definiscono le startup, afferma il noto esperto e venture capitalist italiano. Ma ci sono anche cose positive.
Ho cominciato ad analizzare le varie parti del decreto Crescita 2.0 relative alle startup e noto, a fianco agli aspetti positivi, alcune lacune e aspetti poco chiari. Definiamoli "bachi" del decreto. Vediamo di seguito. Questo è il primo dei miei interventi previsti, sul tema.
Si nota per prima cosa che il decreto pone un perimetro molto preciso per identificare due categorie di operatori: le 'startup innovative' e gli 'incubatori certificati'.
Le startup innovative devono essere: società di capitali (anche cooperative e le forme definite come 'societas europea') non quotate. La maggioranza del capitale deve essere detenuto da persone fisiche, devono operare principalmente in Italia, essere costituite da non più di quattro anni ed avere un valore della produzione inferiore ai 5 milioni di euro. Devono avere come oggetto sociale esclusivo lo sviluppo di prodotti innovativi e non devono nascere da fusioni, scissioni o cessioni di ramo d'azienda. Inoltre devono non aver distribuito utili e non possono distribuirne per continuare ad essere 'startup innovative'...
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