Una foto, quattro verità virtuali
Abuso o bufala: giudici non lo sanno
Il solito saggio aveva ragione. A pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende. La massima, degna del miglior Gigi Marzullo, è più che mai valida anche per il mondo - sempre più virtuale - della Rete. L’immagine dell'ultimo presunto scandalo (o della beffa accertata) arriva da Kut, Iraq più profondo. Se fosse provata come vera meriterebbe un posto nelle pagine nere dell’intervento militare americano, un paio di righe sotto gli abusi di Abu Ghraib e i colpi sparati a bruciapelo contro un iracheno disarmato. Il condizionale è d’obbligo perchè di punti certi nella storia di questa foto ve ne sono pochi.
Nella fotografia si vede un marine al fronte in compagnia di due bambini iracheni. Tutti e tre sorridenti, in apparente buono stato di salute e con il pollice alzato in segno di vittoria. La pietra dello scandalo è, in realtà, la scritta sul pezzo di cartone tenuto in mano del bambino più grande. Di quel pezzo di cartone esistono diverse versioni: nella foto più diffusa in Rete si legge chiaramente “Lcpl Boudreaux killed my dad then knocked up my sister” (letteralmente: “il luogotenente Boudreaux ha ucciso mio padre e messo incinta mia sorella”), Chiaro il messaggio trasmesso a bruciapelo: il marine si fa beffa dei bambini sorridenti perchè non capiscono quanto scritto a mano. Ovvio che il pensiero corra ad Abu Ghraib e a quelle foto dell’orrore. Prima di trarre conclusioni immediate serve cliccare sul più popolare dei motori di ricerca e una minima dose di pazienza.
Già, perché quella foto rischia di diventare una di quelle veline incartapecorite da utilizzare nelle scuole di formazione come cattivo esempio di giornalismo. La scritta sul cartone è originale oppure è stata ritoccata? Il dubbio mette radici profonde navigando nel virtuale dove ci s’imbatte in un’altra identica immagine dalle parole diverse: ““Lcpl Boudreaux saved my dad then rescued my sister” (letteralmente: “Il luogotenente Boudreaux ha salvato mio padre e mia sorella”). Una manciata di lettere cambiate e si ottiene l’esatto contrario di quanto sopra. Una terza versione recita “My country got invaded and all I got was this lousy sign” (letteralmente: “La mia nazione è stata invasa e tutto quello che ho è questo cartello schifoso”).
Quale la foto corretta? Meglio: esiste una foto corretta? Il diretto interessato, un riservista di 24 anni ormai in congedo, ha servito da maggio a settembre la sua patria inquadrato nel Terzo Battaglione, 23esimo marines di stanza a Kut. Il codice militare gli vieta di parlare di quanto visto o appreso durante la sua permanenza in Iraq ma, pare abbia fornito una quarta versione dei fatti: su quel pezzo di cartone ci sarebbe stato scritto addirittura ““Lcpl Boudreaux, Iraq welcomes marines”.
Appena la foto ha fatto capolino in Rete, la comunità per i diritti civili dei musulmani d'America ha chiesto alle autorità militari di indagare sull’intera vicenda. Qualche ora fa è arrivato il verdetto pronunciato dalla Naval Criminal Investigative Service: “Non si può procedere perchè gli investigatori non sono in grado di ottenere la foto originale”.
Intanto ben lungi dal mettere la parola fine a questa vicenda, il mondo di Internet ci marcia. Eccome se lo fa. Appena circolata la storia (i primi scatti risalgono all'aprile 2004), è stato creato un sito ad hoc per ritoccare la scritta sul pezzo di cartone, come testimoniano alcuni scatti. Poi il sito è stato messo a tacere. E adesso spuntano forum dall’eloquente titolo Photoshopped or not?
Ai posteri l'ardua sentenza. Virtuale ovviamente
Sauro Legramandi - Tgcom.it
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