Musicisti, il digitale conta per più del 50%
Molti musicisti guadagnano più del 50% delle royalty dai servizi digitali, ha dichiarato Martin Mills a The Telegraph, amministratore del Beggars Group, il quale include XL, la label di Adele.
"Alcuni dei nostri artisti di catalogo guadagnano più dallo streaming e dal download di tracce singole che da qualunque altro formato," ha dichiarato. "Se non avessimo il digitale non avremmo un business. I supporti fisici sono ancora importanti per noi, ma la lezione che abbiamo imparato in questi ultimi anni è che bisogna trovare l'equilibrio tra dare ciò che la gente vuole e essere un business."
Spotify ha pagato €146 milioni in royalty ai musicisti l'anno scorso e ci si aspetta che questa cifra raggiunga i €190 milioni nel 2012.
Il servizio, nato in Svezia nel 2006, ha ora 15 milioni di utenti, di cui 4 milioni pagano per ascoltare musica senza interruzione pubblicitaria. Nei paesi in cui il servizio è attivo gli utenti possono pagare per ascoltare la musica illimitata senza pubblicità oppure possono ascoltare gratuitamente avendo la musica intervallata da qualche spot pubblicitario.
Kenneth Parks, di Spotify ha dichiarato alla stampa britannica, "Uno dei miti che si sentono spesso è che Spotify non paga gli artisti, vorrei mettere in chiaro che questo non è vero. Abbiamo appena superato i 4 milioni di utenti paganti, di cui una percentuale alta stava prima piratando musica."
In una dichiarazione simile Nick Gatfield, amministratore delegato di Sony Music UK, ha indicato che il 50% dei ricavi di Sony UK deriva dalla vendita di musica digitale.
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