Wi-Fi italiano in mano a Telecom
Telecom Italia e Tin hanno esteso la propria posizione dominante anche sul Wi-Fi pubblico e quindi ai piccoli operatori tocca escogitare offerte originali per differenziarsi, come il VoIP tramite cellulari Wi-Fi. Eppure, il Wi-Fi era stato fino a qualche mese fa un terreno di frontiera, dove ci si augurava di trovare il segno di inediti rapporti di forza tra operatori. E invece. I dati non lasciano spazi a dubbi, come li raccontano a Punto Informatico gli analisti del Mip Politecnico di Milano, anticipando alcuni risultati del loro rapporto che uscirà nella primavera dell'anno prossimo.
Telecom e Tin hanno, insieme, una quota di mercato pari al 70 per cento, calcolata sul numero degli hot spot attivi: a dicembre 2005, sono rispettivamente 500 e 590, su un totale di 1.500 in Italia.
Sono hot spot di loro proprietà. I numeri raddoppiano, se si calcolano anche gli hot spot disponibili in roaming. Anche perché Telecom e Tin si reggono le mani (e il business) a vicenda: fanno roaming l'uno con l'altro. Gli utenti di Telecom possono quindi accedere anche agli hot spot di Tin (e viceversa), oltre ai 30 di Megabeam, con cui i due operatori hanno accordi di roaming.
L'offerta di Wi-Fi pubblico di Tin o di Telecom dà quindi l'accesso a oltre mille hot spot: un primato che difficilmente può essere rivaleggiato dalla concorrenza. Fino all'anno scorso, invece, in testa era l'operatore Freestation, "i cui circa 200 hot spot sono ora inattivi, visto che la società controllante è finita in liquidazione. Non sono stati infatti considerati nel totale dei 1.500", spiega Andrea Balocco, ricercatore del Mip.
Sono anche quindi circostanze fortuite che hanno spianato la strada al gigante delle TLC. "Ma è anche abbastanza normale che l'incumbent faccia valere il proprio peso di mercato, gli asset e i rapporti commerciali con i partner, per primeggiare in un nuovo settore", spiega Balocco. Insomma, fin dall'inizio il Wi-Fi aveva poche speranze di sfuggire alla mano di Telecom, il cui potere di mercato gli permette di investire in hot spot più degli altri e di ottenere migliori accordi di roaming ed economie di scala.
Ma c'è di più. "Per Telecom e Tin è un gioco facile convertire in hot spot la propria utenza ADSL degli alberghi, dei ristoranti o delle sale congressi", commenta caustico Marco Caldarazzo, amministratore delegato di No Cable, tra gli operatori che offrono solo Wi-Fi. "Ecco quello che so: Tin, in alcuni casi, ha offerto ad alcuni albergatori, che erano loro utenti ADSL, di diventare location Wi-Fi, con l'installazione gratuita dell'hot spot. È facile, così, convertire un patrimonio di clienti ADSL in un portafoglio di hot spot Wi-Fi…". Accuse respinte da Tin.it, che a Punto Informatico, attraverso un portavoce, dice di fare pagare sempre al gestore della location l'installazione dell'hot spot, "anche se di solito ci dividiamo le spese e poi anche i ricavi. Che, il più delle volte, ricoprono i costi e nei casi migliori permettono anche un guadagno".
Ma anche se l'installazione non è gratis, costruire una rete di hot spot è più facile se si può contare su una ricca base clienti ADSL presso cui fondare future location. Si consideri infatti che la maggior parte degli hot spot non è negli aeroporti (4 per cento del totale), bensì proprio negli hotel e nei centri congressi (60 per cento), nei bar e
ristoranti (11 per cento) e poi nei negozi (8 per cento), come dicono i dati di dicembre comunicati dal Mip. Luoghi, insomma, dov'è possibile si siano insediate le connessioni ADSL degli operatori dominanti.
Non solo, i piccoli operatori avranno presto nuove ragioni per tremare: nell'olimpo del Wi-Fi a Telecom e a Tin nei prossimi mesi si affiancherà Vodafone. "Un altro grande operatore che farà valere il proprio peso di mercato anche sul Wi-Fi, cercando di convertire la propria ricca base clienti di telefonia mobile".
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