Windows o Linux? Anche AT&T comincia a porsi la domanda
Hossein Eslambolchi, addetto all'ufficio informazioni AT&T, colosso internazionale nel campo dei servizi di rete, ha messo in piedi presso i laboratori di ricerca dell'azienda, una team di tecnici, ingegneri ed analisti, con lo scopo di valutare il sistema operativo più conveniente per quelle che sono le esigenze interne, per trovare un'alternativa a Windows.
Il portavoce di AT&T, Giovedì scorso, ha dichiarato che l'azienda attualmente usa Windows per un totale di circa 10 mila licenze ed è quindi ragionevole sapere se questa è la migliore scelta possibile all'interno di un mercato in cui stanno, timidamente, venendo a galla altre soluzioni.
I tecnici stanno cercando di individuare i criteri per misurare quanto, Windows, Linux e Mac OS X, siano sicuri, affidabili e quali costi di manutenzione richiedano.
AT&T pensa di prendere una decisione entro la fine dell'anno prossimo, al più tardi, all'inizio del 2006. Il tema più caldo per AT&T è sicuramente quello della sicurezza. Da indiscrezione parrebbe comunque che AT&T riponga una cerca fiducia nella politica messa in atto da Microsoft, la quale sta cercando con Longhorn di rendere Windows più sicuro. Questo impegno tuttavia non sembra aver prodotto grandi risultati: sembrerebbe infatti che il .NET framework metta a rischio la sicurezza dei sistemi su cui è installato, più di quanto non stiano facendo COM e VB Script.
Un certo numero di organizzazioni governative ha di fatto già acquistato software alternativo. Star Office, ad esempio, ha avuto un successo maggiore del previsto nei confronti della famosa suite Microsoft Office. Un rapporto emesso lunedì scorso dal gruppo di Yankee, evidenzia che Linux è presente in quelle realtà aziendali con meno di 500 impiegati. Tra il 3 ed il 5 per cento delle piccole imprese esaminate infatti, pensa di adottare, per i propri PC, entro i prossimo 6 / 12 mesi, il sistema operativo Linux. La percentuale cresce dal 4 al 12 per cento quando si fa riferimento a realtà aziendali con meno di 20 dipendenti. Relativamente a Microsoft molte piccole medie imprese sono rimaste fedeli ai vecchi sistemi Windows e solo il 46% delle aziende si è aggiornata alla versione corrente di Windows, XP. Il 25% usa ancora Windows 98 ed il 2% Windows 95. Oltre ad essere più sensibili ai costi, le piccole aziende dispongono, internamente, di una tecnologia meno avanzata, per cui possono commutare a Linux senza grossi problemi di integrazione, ai quali potrebbero andare incontro le grosse realtà industriali.
In altre parole, come ha più volte detto l'analista Helen Chan del gruppo di Yankee, le piccole imprese non dipendono economicamente dalle applicazioni che girano sui computer aziendali, anzi utilizzano queste applicazioni per esigenze di contabilità o di rapporti commerciali con esterni. Pertanto l'utilizzo di Linux, corredato di software open source, può sicuramente soddisfare i loro bisogni. Non è cosi per le medie aziende, le quali utilizzano in parte software dedicato che gira unicamente su Windows, poiché creato appositamente per questa piattaforma. Una migrazione di tali applicativi sarebbe forse più dispendiosa di quanto non lo sia acquistare le licenze di Windows.
C'è da dire però che se da una parte la migrazione a breve è poco conveniente, in prospettiva, considerando una sempre maggiore interoperabilità delle piattaforme e dei sistemi, essa potrebbe divenire parte di un progetto più ampio, di rinnovamento, costituendo così un vantaggio e non più un onere, per quelle aziende medio/grandi, comunque costrette ad investire.
Daniele Sorbello - Programmazione.it
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