Speciale/ ADSL italiana, cambia tutto
2. Le maggiori novità: Bitstream
In sostanza, nel provvedimento le novità fondamentali sono due. Agli operatori vengono concessi il Bitstream pieno e un'offerta all'ingrosso orientata al costo.
È una rivoluzione del mercato. Per comprenderla è necessaria una digressione. Finora gli operatori che non sono Telecom Italia hanno avuto due alternative per vendere l'ADSL. La prima è l'unbundling, che permette loro una certa autonomia nel fornire il servizio ma che richiede cospicui investimenti in infrastrutture; la seconda possibilità è invece l'offerta all'ingrosso (wholesale) di Telecom Italia. C'è un listino (scritto da Telecom e regolamentato dall'Agcom) dove gli operatori possono comprare l'ADSL all'ingrosso e poi venderla agli utenti. Di fatto, il wholesale è ancora lo strumento più usato dagli operatori per concorrere in Italia, poiché l'unbundling raggiunge meno del 50 per cento degli utenti italiani. Al secondo trimestre 2005, le linee ADSL attive vendute attraverso listino wholesale erano 760.592, contro le 568.000 ADSL unbundling (full, ossia con passaggio di consegne anche della linea voce, o shared access). Sono i dati riportati da ECTA, associazione che comprende alcuni dei principali operatori telefonici europei.
In verità, l'ADSL all'ingrosso ha ulteriori suddivisioni, come riporta l'ERG (European Regulators Group). Ci sono quattro livelli di vendita all'ingrosso. Il più semplice è il cosiddetto option 4 (secondo la classificazione ERG), ossia la rivendita pura dell'ADSL di Telecom: l'operatore acquista offerte che hanno caratteristiche in tutto e per tutto speculari a quelle Alice. Telecom fornisce banda, rete di trasporto. Solo pochi provider in Italia scelgono quest'opzione (sono quelli che non hanno il proprio business principale nell'ADSL). Quando Telecom Italia contesta ai provider di fare "mero reselling", come affermato in più occasioni, è poco precisa: soltanto chi sceglie l'option 4, infatti, fa rivendita pura. Con le altre opzioni, invece, l'operatore deve avere una propria rete, fornita di banda, collegata al Mix di Milano e sostenuta da accordi anche a livello internazionale, per poi connettersi alla rete di Telecom Italia.
Questa connessione può avvenire a vari livelli. A livello di rete IP gestita (option 3: managed IP), ATM (option 2) e DSLAM (option 1). Man mano che si sale di livello, dall'opzione quarta alla prima, l'operatore si avvicina all'utente e quindi ha una maggiore libertà di creare le proprie offerte, diversificandole da quelle dell'incumbent (Telecom Italia). Finora in Italia è stata disponibile solo l'opzione quarta e la seconda. Il nuovo provvedimento aggiunge un altro tassello: l'opzione uno, il Bitstream più evoluto: interconnessione dell'operatore direttamente a livello di DSLAM di Telecom in centrale.
Si noti che per questa novità l'Italia sarebbe all'avanguardia rispetto agli altri Paesi d'Europa. In Francia c'è solo l'option 2 (Bitstream ATM); in Germania peggio ancora: gli operatori sono condannati a fare mero reselling (c'è solo l'option 4), se non hanno rete di unbundling.
Gli operatori, arrivando a livello DSLAM (il router che fornisce l'ADSL agli utenti della zona), sono liberi di fare offerte che prima erano possibili solo attraverso l'unbundling.
Se ci si limita a una connessione ATM alla rete Telecom, infatti, si può scegliere quanta banda destinare agli utenti allocati su quella centrale (configurando il virtual path, che è appunto un circuito presente a livello ATM); si è obbligati però a sottostare alla volontà di Telecom per quanto riguarda i tagli delle ADSL disponibili.
In sostanza, ad oggi nel listino all'ingrosso i provider scelgono in un arco di alternative le velocità di picco e l'MCR (Minimum cell rate) delle ADSL. Sono le caratteristiche configurate a livello di DSLAM, quindi possono essere scelte solo da chi al DSLAM ha accesso.
Per questa ragione, in Italia non è ancora possibile avere un'ADSL a 6 Megabit (se non in unbundling), sebbene la rete di Telecom già supporti questa velocità. Telecom ha infatti deciso di non renderla disponibile tra i tagli configurabili su DSLAM. Così come ha scelto di affiancare, ai tagli di 4 Megabit in download, una velocità di upload solo a 256 Kbps.
Nel caso delle offerte a 4 Megabit c'è un problema aggiuntivo: Telecom ha potuto limitarne la banda reale disponibile per singolo utente, agendo sulla configurazione dell'MCR. Condannando così queste ADSL a essere di qualità scadente. Con l'accesso a livello DSLAM, gli operatori potranno togliersi tutti i capricci che Telecom finora ha impedito: ADSL 4 o 6 Megabit con 2 o 3 Megabit di upload (la tecnologia non lo vieta), niente più tappi sulla banda effettiva disponibile... Autogestione della velocità di accesso, finalmente.
Telecom smetterebbe di orientare l'evoluzione dell'ADSL italiana, di stabilire quando e in che misura si possa passare a tagli di banda successivi sul mercato. Si pensi che già nel 2000 la rete di Telecom, nei test, dimostrava di poter supportare l'ADSL a 1,5 Mbps; ma Telecom, per strategia commerciale, ha deciso di tagliarla a 640 Kbps. Per poi liberare i tagli successivi (con altrettanti upgrade, strombazzati come se fossero concessioni) solo quando le è stato più conveniente. In realtà è stato un semplice allentare un limite artificioso posto sulla velocità di accesso configurata a livello di DSLAM. Finora gli operatori hanno potuto evitare queste tagliole sulla velocità ADSL solo ricorrendo ai propri DSLAM, messi in co-locazione in centrale; possibilità che però è data loro soltanto dove hanno una rete unbundling (la quale richiede ulteriori investimenti, non solo nei DSLAM, ma anche nell'infrastruttura di trasporto in fibra, nell'affitto di parte della centrale di Telecom...).
1. Cambiamenti tra le polemiche
2. Le maggiori novità: Bitstream
3. Le novità: Offerte orientate al costo
4. Più libertà a Telecom, meno risorse ad Agcom
5. Canone aggiuntivo ADSL/ Cambiare operatore